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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2012 alle ore 08:13.

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DAVOS. Dal nostro inviato
L'anno scorso a Davos il segretario al Tesoro americano Timothy Geithner era sul banco degli accusati e aveva dovuto rassicurare la platea del gotha finanziario sulla tenuta del debito americano. Washington veniva visto come l'origine della "tempesta finanziaria perfetta" che si era poi diffusa in tutto il mondo.
Quest'anno le parti tra Europa e Stati Uniti si sono invertite e ora tocca a Geithner aprire la porta dell'amministrazione Obama per dare maggiori fondi all'Fmi e aiutare a risolvere la crisi del debito sovrano europeo. «L'Europa ha fatto molto contro la crisi ma deve completare il suo meccanismo di salvataggio con più fondi al firewall: se riesce a farlo, vedrete che l'Fmi potrà fornire un maggiore aiuto, anche se non farà da sostituto», ha detto aprendo al rafforzamento delle risorse Fmi.
«L'Unione monetaria può funzionare solo se si costruisce un solido sistema di contenimento del contagio (un firewall Ndr), che richiede un maggiore sforzo finanziario ma se venisse eretto allora il Fondo monetario potrà giocare un ruolo», ha sottolineato Geithner. Un fondo salva-Stati (Esfs e Esm o entrambi) che consenta alla Bce di non continare ad intervenire sul mercato secondario dei bond.
L'apetura di Geithner non è disinteressata perché la possibilità di crescita negli Usa nei prossimi mesi dipendono anche «dal successo dell'Europa nello stabilizzare» la situazione della crisi del debito, e dalla possibilità che Washington realizzi una riforma fiscale «orientata alla crescita», favorendo la classe media.
«Austerità o stimoli fiscali?» ha chiesto Fareed Zakaria, anchormen della Cnn, che intervistava il ministro nel congress hall di Davos. «Il risanamento dei conti pubblici non deve essere la priorità per un'economia come quella degli Usa, colpita da un'elevata disoccupazione e da un alto tasso di povertà. Molto più importante è lo sviluppo, il sostegno ai redditi, l'istruzione, infrastrutture e innovazione». «L'economia Usa - ha continuato - sta crescendo a un ritmo del 2-3%, ma deve ancora affrontare grosse sfide per riparare i danni provocati dalla crisi finanziaria», ha proseguito Geithner, secondo il quale «ci vorrà molto tempo per porre riparo a quei danni». «I problemi di bilancio degli Usa - ha detto - fanno spavento, ma sono gestibili meglio di quelli che deve affrontare la maggior parte delle economie avanzate».
Insomma la tesi americana è che ora tocca all'Europa essere risoluta nell'affrontare la crisi e mettere più soldi nel fondo salva-Stati. Solo allora l'Fmi potrà fare la sua parte. Ma di quanto dovrebbe essere il fondo salva-Stati? Secondo gli Stati Uniti, stando a quanto riferito da due banchieri che hanno incontrato ieri Geithner, i fondi complessivi dovrebbero essere quasi raddoppiati a 1.500 miliardi di euro. Attualmente a livello europeo si discute di combinare i 250 miliardi lasciati nel temporaneo European financial stability facility e i 500 miliardi del permanente European stability mechanism, arrivando dunque a 750 miliardi di euro. L'Europa vorrebbe inoltre un fondo addizionale di 500 miliardi di euro messi dall'Fmi. «Così si può calcolare in quale ordine di grandezza stiamo discutendo» ha detto il managing director dell'Fmi Christine Lagarde parlando a Davos.
Sempre dal World economic forum il ministero delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaüble, ha risposto indirettamente all'appello di Geithner ribadendo di essere contrario all'aumento delle risorse dei fondi salva-Stati europei. Poi ha ricordato come «su Italia e Spagna sta tornando la fiducia dei mercati e degli operatori economici» grazie ad azioni concrete di riforma. La linea di Berlino resta quella di sempre: approvare il Fiscal pact lunedì a Bruxelles anche senza Londra e poi varare le riforme strutturali per recuperare la competitività. Solo così ritornerà la fiducia in Europa. «Sono stato accusato di aver tagliato il deficit troppo in fretta - ha concluso Schaüble – ma la Germania è cresciuta del 3,5% nel 2010 e del 3% l'anno scorso. Inoltre non ho tagliato su settori del futuro come ricerca e sviluppo. I tagli lineari sono un errore».
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