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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2012 alle ore 08:13.

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I mercati scommettono contro il Portogallo. Per gli investitori Lisbona sarà presto costretta a chiedere nuovi prestiti internazionali e prima o poi dovrà arrivare a rinegoziare i termini del suo debito, con una ristrutturazione ordinata che prenderà a modello l'operazione che si sta definendo in queste ore per la Grecia.
Ieri i rendimenti dei titoli decennali portoghesi sono saliti oltre il 15% e il differenziale con i bund tedeschi ha superato il 13% per la prima volta dalla nascita dell'euro. Livelli record anche per i credit default swap sul debito lusitano che hanno toccato i 1.458 punti base: assicurare per cinque anni contro l'insolvenza 10 milioni di euro emesso dal Tesoro portoghese costa 1,458 milioni all'anno, un valore che implica una probabilità di default superiore al 70 per cento.
«Sul Portogallo si concentrano ora le maggiori pressioni perché - dice Alessandro Giansanti, rate strategist di Ing Bank Nv - è considerato dagli investitori il Paese con la più alta probabilità di arrivare all'haircut dopo la Grecia. Con un taglio sul valore nominale dei titoli del debito pubblico che potrebbe aggirarsi intorno al 40%».
Per i mercati Lisbona per evitare una crisi di liquidità prima di dichiarare bancarotta sarà costretta a chiedere altri aiuti internazionali, in aggiunta ai 78 miliardi di euro già ricevuti con il salvataggio del maggio scorso. «Se osserviamo i livelli raggiunti dai tassi è impossibile credere che il Portogallo avrà accesso al mercato del debito nel 2013», sostiene Nikolaos Panigirtzoglou, rate strategist di JPMorgan.
L'economia è tornata in recessione e non è solo il Governo a faticare nel trovare risorse, i rischi vengono anche dal debito accumulato dalle famiglie (pari al 106% del Pil, il doppio rispetto alla Grecia) e dalle imprese (153% del Pil). Oltre che dalla fragilità del sistema bancario (si veda Il Sole 24 Ore di ieri).
«Il Portogallo viene da dieci anni nei quali ha avuto una crescita debole, con un contributo limitato della domanda interna. Quest'anno ci aspettiamo una contrazione del Pil vicina al 4%, molto più accentuata quindi di quella stimata dal Fondo Monetario. Gli obiettivi di deficit fissati per il 2011 inoltre sono stati centrati solo grazie a misure straordinarie: sarà molto probabile un ulteriore pesante intervento sulle finanze pubbliche. Il Paese ha bisogno di riforme strutturali e privatizzazioni», spiega Fabio Fois, European economist di Barclays Capital.
È il Portogallo oggi la breccia attraverso la quale l'Europa viene attaccata mentre ancora a Bruxelles si sta discutendo su quali meccanismi di difesa adottare. Due settimane fa anche Standard&Poor's, come avevano già fatto anche le altre grandi agenzie di rating, ha tagliato il giudizio sul debito portoghese fino al livello di spazzatura: da lì è iniziata l'ondata violenta di vendite. Gli investitori si disfano dei titoli portoghesi, mentre hanno ricominciato a comprare titoli del debito pubblico italiano: ieri i future sui Btp hanno affiancato i bund nei movimenti al rialzo. Per la Spagna lo spread diminuisce. Ieri i rendimenti dei titoli decennali di Lisbona hanno doppiato il 7,3% dei bond emessi dall'Irlanda. Il premier portoghese, Pedro Passos Coelho, si appella all'Europa chiedendo «in questa fase di rischio sistemico», «un meccanismo che eviti il contagio dalla crisi greca». Ma non vuole cedere: «Non chiederemo più tempo, né più soldi» ripete confermando un rigido piano di austerity per ridurre il deficit dal 5,9% del 2011 al 4,5% del Pil quest'anno. Per il leader degli industriali portoghesi, Antonio Saraiva, è invece necessario un nuovo prestito: «Abbiamo una crisi di liquidità - dice - e ci servono altri 30 miliardi di euro. Dobbiamo negoziarli».
La Grecia dunque potrebbe non restare «un caso isolato», come si ostinano a sostenere Angela Merkel e soprattutto Nicolas Sarkozy. «Mi sembra di capire che il Portogallo ha ormai superato il Rubicone, almeno nelle valutazioni dei mercati. A questo punto, un accordo sull'haircut della Grecia può allontanare la paura per un default disordinato in Europa ma può diventare un modello per il Portogallo su come gestire il proprio debito. Non sarebbe certo una buona notizia per gli investitori», afferma Gary Jenkins, direttore della Swordfish Research di Londra.
luca.veronese@ilsole24ore.com
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