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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2012 alle ore 08:14.

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MILANO
«Prenderemo iniziative», avevano avvisato giovedì i legali di Silvio Berlusconi – Niccolò Ghedini e Piero Longo – al termine dell'ultima udienza del processo Mills. E ieri, dopo una notte di riflessione, i due avvocati-parlamentari del Pdl sono passati all'attacco depositando un'istanza di ricusazione del collegio giudicante presieduto da Francesca Vitale. A pochi giorni dalla prescrizione, lo scontro sul processo Mills raggiunge così il suo apice. In una decina di pagine, firmate personalmente da Berlusconi, si sostiene che i giudici della decima sezione penale del tribunale di Milano stanno anticipando la condanna dell'ex premier, accusato di corruzione in atti giudiziari per aver pagato 600mila dollari all'avvocato inglese David Mills in cambio di testimonianze reticenti nei processi All Iberian e tangenti alla Guardia di Finanza.
Berlusconi motiva l'istanza di ricusazione citando il taglio di molti testimoni della difesa, l'ultimo dei quali è stato proprio l'episodio che nell'udienza di giovedì aveva spinto i suoi legali a preannunciare «iniziative», e cioè la cancellazione delle deposizioni di Flavio Briatore, Paolo Marcucci e Livio Gironi, ritenute «superflue» dai giudici del tribunale. Non solo. Berlusconi ritiene indicativo di una volontà persecutoria anche la fissazione di numerose udienze ravvicinate per evitare che scatti la prescrizione del reato prima della sentenza di primo grado. Posizione che l'ex premier ha espresso più volte fuori dall'aula, parlando ripetutamente di «processo politico» e di «sentenza già scritta».
Ora la parola passa ai giudici della quinta sezione della Corte d'Appello, che dovranno valutare l'ammissibilità dell'istanza di ricusazione. La decisione dovrebbe arrivare in tempi piuttosto brevi, tra martedì e mercoledì prossimi. Nel caso venga giudicata ammissibile ci vorrà altro tempo per esaminarla nel merito. La richiesta di ricusazione, comunque, non blocca il processo, la cui sentenza è prevedibilmente fissata per l'11 febbraio. È la seconda volta che l'ex premier ricusa i giudici del processo Mills. Nel 2008 una identica istanza era stata presentata nei confronti del giudice Nicoletta Gandus, che allora presiedeva il collegio, ma l'istanza fu ritenuta infondata.
La data della prescizione del reato diventa, nel frattempo, sempre più un rebus. Per il collegio giudicante il termine scadrebbe il 14 febbraio, per gli avvocati di Berlusconi sarebbe compresa in una data tra il 31 gennaio e la metà di febbraio. Molto diversi, invece, i calcoli del pm Fabio De Pasquale, per il quale la prescrizione scatterebbe il 12 aprile, viste le ripetute interruzioni che il processo ha subito. Se la sua interpretazione fosse corretta, con una corsia preferenziale si potrebbe arrivare anche a una sentenza di secondo grado.
Che la posizione degli avvocati di Berlusconi si stesse irrigidendo si era intuito già ieri mattina. Nell'udienza del processo Ruby, Ghedini e Longo avevano chiesto al collegio di rinviare due sedute del dibattimento, nel quale Berlusconi è accusato di concussione e prostituzione minorile. Lunedì prossimo, infatti, l'ex premier deve comparire davanti al gup per il caso Bnl-Unipol per rendere dichiarazioni spontanee. Il 10 febbraio, invece, Longo e Ghedini devono preparare le arrighe del processo Mills fissate per il giorno dopo. I giudici (che poi hanno respinto la richiesta) si erano riservati di decidere dopo aver ascoltato le testimonianze già programmate per ieri e così i due legali hanno abbandonato l'aula «indignati», facendosi sostituire dagli avvocati Giorgio Perroni e Filippo Dinacci.
Ma intanto la mossa di Berlusconi dà fiato alle polemiche. «Il processo per sua natura deve arrivare a una decisione nel merito», ha affermato il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, intervistato da "A ciascuno il suo" di Radio24. Non riferendosi in particolare al caso Mills, Vietti ha definito «giusto» accelerare un processo per arrivare a una sentenza e ha aggiunto che «finché la legge non è cambiata, le difese approfittano della normativa esistente ma bisogna evitare situazioni paradossali in cui prescrizioni così ridotte esasperano strategie processuali». Parole che non sono per nulla piaciute al segretario del Pdl, Angelino Alfano. «Quello del vicepresidente del Csm – ha detto – è un grave scivolone politico, malaccorto, intempestivo e impreciso». Sul fronte opposto, il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, definisce «indegno e immorale» il comportamento di Berlusconi.
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