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Questo articolo è stato pubblicato il 29 gennaio 2012 alle ore 08:11.

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ROMA
Alberto Maccari al Tg1 e Alessandro Casarin alle testate regionali. Non erano solo "farneticazioni" di Beppe Giulietti, a meno di un'incredibile casualità, insomma, la denuncia di un accordo Pdl-Lega per la spartizione delle due testate televisive pubbliche. La proposta del direttore generale Lorenza Lei ricalca esattamente quanto denunciato dal segretario di Articolo 21. Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, attacca: «È ora di mettere un freno alla progressiva distruzione di una società pubblica. Spero che il cda non consenta questa deriva». E chiede un'iniziativa, anche da parte dell'esecutivo Monti, per cambiare la governance aziendale.
Alberto Maccari, che doveva andare in pensione dal 4 gennaio, avrà un contratto con la Rai sino al 31 dicembre 2012 per dirigere il Tg1. Dall'approvazione del bilancio 2011, inoltre, cioè da aprile, la Rai potrà rescindere tale contratto senza versare alcuna penale: questo per lasciare le mani libere al nuovo vertice che subentrerà (quando? Con quale legge?) a quello attuale, in scadenza a fine marzo.
La vera nomina politica, però, è la scelta di Alessandro Casarin, vicino alla Lega, alla Tgr, la testata da cui dipendono tutte quelle regionali della Rai, di cui è attualmente condirettore. Una posizione strategica, ancor più con una tornata di elezioni amministrative alle porte. Una soluzione ben diversa, quella proposta ieri ai consiglieri Rai dal direttore generale, da una semplice proroga di Maccari per alcuni mesi alla direzione delle due testate.
Bisognerà capire cosa potrà succedere nel cda di martedì prossimo. Il presidente Paolo Garimberti, fedele al suo ruolo di garanzia, si trincera dietro un «no comment», riservandosi di intervenire sulla vicenda dopo la conclusione del consiglio. Fonti aziendali vicino al presidente, tuttavia, non nascondono una sua forte irritazione, visto che già nel pre-consiglio di martedì scorso Garimberti si è pronunciato contro un'ulteriore proroga dell'incarico a Maccari.
Un'incognita, poi, sono anche altri consiglieri, come Angelo Maria Petroni, nominato dal Tesoro, da sempre contrario a incarichi per chi raggiunga l'età della pensione (tanto da aver votato contro la nomina di Maccari al posto di Minzolini) o, sul versante dell'ex opposizione, di Rodolfo De Laurentiis, visto che in Rai si parla di una delle due vicedirezioni della Tgr da affidare all'Udc, anche se la questione non è sul tavolo del prossimo cda. Un voto a stretta maggioranza, per cinque a quattro sulla direzione del Tg1, con quello decisivo di Antonio Verro, inoltre, farebbe ulteriormente montare la polemica: Verro sarà ancora martedì, a tutti gli effetti, un parlamentare del Pdl.
La tensione è dunque ai massimi livelli. Nino Rizzo Nervo (Pd9) attacca il dg e la sua «mancanza di autonomia. Mi appello al cda perché dia un segnale di forte indipendenza non dando il via libera (alla doppia nomina, ndr) e chiedendo le dimissioni di Lorenza Lei». Mentre il Pdl si schiera a difesa del dg: «Basta con queste continue intromissioni - sottolinea Alessio Butti, capogruppo in Vigilanza Rai - e si lasci la Rai decidere secondo logiche di mercato e in piena autonomia aziendale». Sulla vicenda, infine, incombe il ricorso inoltrato da Minzolini alla magistratura per il reintegro nel suo incarico.
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BUFERA SULLA RAI
Le proposte del dg
Ieri Lorenza Lei ha proposta la proroga di Alberto Maccari alla direzione del Tg1 e la designazione di Alessandro Casarin, vicino alla Lega, alla guida delle testate regionali di cui Casarin è già condirettore. Una nomina strategica vista la tornata di elezioni amministrative alle porte
Martedì il cda decisivo
La riunione del cda, chiamato a esprimersi sulle nomine proposte da Lei, è in programma martedì prossimo. Ieri il presidente della Rai, Paolo Garimberti, non ha voluto commentare la notizia, ma fonti aziendali a lui vicine non nascondo la sua irritazione

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