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Questo articolo è stato pubblicato il 31 gennaio 2012 alle ore 17:15.

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(Reuters)(Reuters)

La Siria appare in preda a una «pericolosa e allarmante escalation» e le Nazioni Unite non sono più in grado di aggiornare i dati sulle vittime delle violenze. A Ginevra il portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite sui diritti umani, Rupert Colville, ha spiegato che nelle ultime settimane «gli eventi sul posto sono diventati molti difficili da verificare e per questo abbiamo smesso di aggiornare il conto delle vittime. Non dubitiamo che vi siano altre vittime, ma non siamo più in misura di verificare le liste delle vittime fornite da quattro-cinque organizzazioni» diverse, ha detto Rupert Colville. L'ultimo dato fornito dalle Nazioni Unite nelle scorse settimane è 5.400 morti dall'inizio della repressione delle proteste antiregime il marzo scorso.

«Ma sappiamo che sono molti di più» ha detto una portavoce. Nel Paese «sembra esserci una escalation molto pericolosa e allarmante, anche alla periferia di Damasco», ha aggiunto esortando «le autorità siriane a porre fine alle uccisioni e anche i combattenti dell'opposizione a prendere precauzioni per evitare uccisioni non necessarie». La più massiccia offensiva militare del regime siriano è in corso a Homs, nel centro della Siria e roccaforte della rivolta.

La bozza della risoluzione
Fine immediata delle violenze, dimissioni di Bashar al-Assad a favore del suo vice, formazione di un governo di unità nazionale e, soprattutto, nessuna ipotesi di intervento militare nel Paese: sono i punti principali contenuti nella bozza di risoluzione che verrà discussa oggi dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu.

Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha definito oggi «di importanza cruciale» la riunione sulla Siria prevista tra poche ore e ha invitato gli Stati membri a raggiungere un consenso per metter fine alle violenze. «Non credo che si possa continuare così» ha detto Ban «troppe persone sono state uccise». Non sarà comunque facile arrivare a un accordo: la Russia fa resistenza. Il ministro degli esteri, Sergei Lavrov, si è reso «apparentemente» irreperibile per 24 ore con il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, che aveva bisogno di discutere urgentemente con lui della crisi. Ai giornalisti Lavrov ha però assicurato che Mosca non consentirà che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite approvi una risoluzione in cui si chiede a Bashar al Assad di lasciare il potere. Questo non significa che Mosca sia «amica o alleata del presidente Assad». «Non consideriamo come nostro compito il cambio di regimi», ha detto. «E se poi non lascia il potere cosa facciamo? Chiediamo l'intervento dei caccia? Sganciamo bombe? Abbiamo già intrapreso questra strada e il Consiglio di sicurezza non lo approverà, vi do la mia parola» ha detto da Sydney.

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