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Questo articolo è stato pubblicato il 31 gennaio 2012 alle ore 06:40.

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DUNEDIN (Florida). Dal nostro inviato
Mitt Romney è venuto qui, in questa tranquilla cittadina che si affaccia sul Golfo del Messico, 36mila abitanti, per mobilitare la base, il movimento grass roots, quello fatto dai militanti dei Tea Party dal cittadino qualunque negli angoli più remoti del Paese. L'obiettivo è trasmettere un messaggio chiave guardando alle prossime battaglie elettorali: Romney è un uomo cambiato. Quello che abbiamo visto ieri dunque è stato un rally di "investimento", per collezionare immagini di bagno di folla da usare in prossimi appuntamenti elettorali, non per strappare l'ultimo voto in questo stato chiave per la nomination repubblicana. La Florida infatti è ormai sua. Oggi, al voto, sulla base dei sondaggi, Romney gode di un vantaggio che pare incolmabile per Newt Gingrich: oltre l'11,5% su base media. Ma Rasmussen gli dà addirittura il 16%, Quinnipiac il 14%, Survey Usa il 15%, Nbc news Maristas il 15 per cento.
Cosa è successo dunque? Come è stato possibile che Romney abbia fatto un balzo in avanti del 20-25% in una settimana, colmando un distacco negativo di 8-10 punti? La cosa che colpisce di più è la trasformazione: Romney è scatenato, è energico, improvvisamente aggressivo. Solo ieri la sua campagna ha inviato 26 e-mail, altrettanti messaggi via Twitter, ha bombardato radio e televisioni con spot pubblicitari, ha inviato video a YouTube e sms di ogni genere. Tutto con un motivo di fondo: attaccare Gingrich e intimidire chiunque altro decida di mettersi contro di lui. Così su internet abbiamo visto di tutto. Un messaggio collezionava una «Overdose of Grandiose», leggi megalomania, di Gingrich: dichiarazioni dell'ex presidente della Camera, raccolte nel corso di quasi 30 anni, in cui rivendica primati ai margini del credibile. Il 21 settembre del 1984 ad esempio, vicini alle elezioni di quel novembre disse: «Farò talmente bene alle elezioni che Reagan vincerà sulla mia scia». E così via con altre 25 dichiarazioni simili.
Un lavoro da certosini, straordinariamente organizzato. Ci sono state riprese di dichiarazioni di un beniamino del partito, Chris Christie: «Sono offeso dagli attacchi al carattere di Mitt Romney da parte di Newt Gingrich». Questo solo ieri. Ma l'attacco incrociato dura da una settimana senza interruzione, senza tregua. È come se Gingrich fosse sparito, ammutolito dopo le sue spavalderie in South Carolina quando fu lui ad attaccare duramente, per primo, in modo quasi offensivo, fuori dalle regole non scritte di questi confronti elettorali. Con quegli attacchi Gingrich ha di fatto liberato l'anima aggressiva e cattiva al punto giusto di Romney, di questo candidato che sembrava fin troppo bonario, sempre con quel sorriso un po' finto anche quando era sotto attacco.
Il nuovo volto di Romney è stato costruito con l'aiuto di una squadra di consulenti speciali. «Basta Mr. Nice - ci aveva detto qualche giorno fa qui in Florida Stewart Stevens, uno degli strateghi di Romney – Gingrich ha attaccato con durezza su cose false, noi abbiamo risposto con altrettanta durezza su cose vere». E che durezza. Non c'è stata tregua. Per non correre rischi si procede con gli attacchi fino all'ultimo, anche qui a Pioneer Park, che in genere ospita concerti rock e che la campagna di Romney ha affittato pagando un lauto compenso alla municipalità. C'erano circa 600 persone, due strade bloccate, un po' di eccitazione. Un rally tipico: giovani, anziani, sotto un sole caldo ad ascoltare. E lui, il "nuovo" Mitt non li ha delusi: «È sempre il solito vecchio Newt Gingrich. Quando lo vedete in tv attaccarmi, è lo stesso Gingrich che negli anni 90 fu censurato e alla fine licenziato dalla sua posizione di speaker dai suoi stessi compagni repubblicani».
L'offensiva continua dunque. Ormai sono prove generali per andare contro Obama. Non c'è dubbio infatti che, se vincerà la Florida, Romney, con l'eccezione di alcuni stati del profondo Sud, vincerà il resto e la nomination sarà assicurata.
mplatero@ilsole24ore.us
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STATO CHIAVE

Il «Sunshine» state
Con una popolazione di 18 milioni di abitanti e 50 delegati in palio, la Florida (detto "stato del sole") è più grande di tutti e tre gli stati messi insieme dove si è già votato per le primarie repubblicane (Iowa, New Hampshire, South Carolina). Ma soprattutto è un territorio dove coesistono anime diverse, ognuna con un proprio elettorato
L'economia, first
L'economia è un tema molto delicato per la Florida, dove in questi anni di crisi immobiliare si è registrato il 25% dei pignoramenti delle case dell'intero Paese e la disoccupazione è al 9,9% (contro l'8,5% nazionale)
Uno stato composito
Queste questioni vengono vissute in modo diverso a seconda del "pezzo" di Florida cui ci si riferisce, da quello rurale e ultraconservatore che nel Nord si spinge fino al confine dell'Alabama a quello intorno a Jacksonville, con una forte popolazione afroamericana. Poi c'è il cuore dello stato, affacciato sul Golfo, con un'altissima concentrazione di pensionati che hanno lasciato il freddo Midwest per vivere nel tepore. Senza dimenticare la ricca zona di Palm Beach e, soprattutto, la South Florida di Miami, con la forte e influente comunità ispanica, in particolare cubana, molto sensibile al tema dell'immigrazione

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