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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2012 alle ore 06:42.

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Uno faceva il boy scout dell'Agesci, l'altro il sindacalista della Cgil, quelli duri e puri che nel linguaggio ammuffito degli anni 70 passavano per massimalisti.
Lo slancio degli inizi di Luigi Lusi, l'ex tesoriere della Margherita, e Lino Brentan, l'amministratore delegato dell'autostrada Padova-Venezia in quota Pd, è tutto di matrice cattocomunista. E al momento li accomunano anche i guai giudiziari. Infatti ieri i finanzieri del comando provinciale di Venezia hanno arrestato Brentan (che si è autospeso dal partito) per il reato di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio aggravato in ragione della stipula di contratti vincolanti per l'ente di appartenenza. L'operazione è frutto della prosecuzione dell'indagine svolta nei mesi scorsi a carico dei vertici del settore edilizia della Provincia di Venezia, strettamente legati a un gruppo di imprenditori locali, che riuscivano perciò a farsi assegnare la quasi totalità dei lavori pubblici da svolgere sul territorio provinciale senza neppure dover ricorrere a gare d'appalto pubbliche.
Sembra la carriera binaria di due gemelli seperati: obbediscono al partito, muovono enormi flussi di denaro, memorizzano procedure, prassi, facce e nomi che li rendono indispensabili. L'ingresso tra gli eletti non tarda ad arrivare. Per Brentan si schiudono le porte di una decina di dorati consigli di amministrazione di società autostradali e regionali con stipendi ben oltre i 200mila euro l'anno. Solo per dirne una: la Venezia-Padova, che gestiva monocraticamente, ha ancora in cassa 100 milioni di liquidità. Dice il pm veneziano Carlo Mastelloni: «Siamo arrivati al potere, una cassaforte che ora speriamo di poter aprire». Chi lo ha conosciuto, parla di un uomo deluso dal suo partito e dalla lotta fratricida con Davide Zoggia, ex presidente della Provincia di Venezia e attuale responsabile Pd per gli enti locali.
Brentan è cresciuto a Campolongo Maggiore, la Cayenna della bassa veneziana. «In Paese ha aiutato tanta gente a trovar lavoro», dicono quasi sottovoce in Municipio. Aiutati che dio t'aiuta. E l'ex amministratore delegato massimizzava le relazioni politiche e amicali, come quella con il potentissimo assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso, un socialista traslocato in Forza Italia, imbullonato come Brentan alla poltrona. Gli appalti piovevano. E le mazzette tracimavano. Tangenti per la ristrutturazione degli uffici del casello di Villabona e del Centro servizi della Provincia di Venezia, ancora tangenti per una consulenza da un milione di euro. Totale delle dazioni: 170mila euro. Elementare il sistema corruttivo: Brentan aggirava le gare europee e spezzettava gli appalti. Che poi affidava, a trattativa privata, a imprenditori amici. Pure Lusi, che nel 2006 diventa senatore della Repubblica, agiva in piena autonomia, forse senza nemmeno un'oncia di senso di colpa, anzi fortificato dallo spettacolo di bassissima lega che si srotolava in aula e tra le segrete stanze del suo partito. A suo modo, un altro massimalista. Nel senso di chi fa le cose in grande: 13 milioni posson bastare per comprare casa a Roma e villa a Genzano.
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