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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2012 alle ore 06:37.

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FRANCOFORTE.
Dal nostro corrispondente
Si allarga il differenziale fra la Germania e gli altri Paesi dell'eurozona. E non si tratta dell spread sui rendimenti dei titoli di Stato, ma dell'andamento del mercato del lavoro.
Mentre la disoccupazione è aumentata quasi ovunque nell'area euro, la Germania, l'unica economia in cui il tasso di senza lavoro si è ridotto, insieme alla Slovacchia, ha segnato ieri il livello più basso dalla riunificazione tedesca di vent'anni fa. Il dato di gennaio sembra corroborare le indicazioni dei recenti sondaggi Ifo, secondo cui l'economia tedesca dovrebbe evitare la recessione che colpisce il resto dell'eurozona, o subirne una di modesta entità. Vanno in controtendenza però le cifre di dicembre sulle vendite al dettaglio, diffuse anch'esse ieri, che hanno accusato un'ulteriore flessione rispetto al mese precedente.
La disoccupazione tedesca è scesa a gennaio 2012 al 6,7%, contro il 6,8 di dicembre 2011. Il tasso di disoccupazione sta diminuendo ininterrottamente, in base ai dati mensili, da quasi due anni e mezzo a questa parte. Il numero dei disoccupati è sceso di 34mila unità, oltre il triplo delle attese dei mercati finanziari, a 2,85 milioni. L'occupazione è aumentata dell'1,3%, portando il totale degli occupati al livello record di 41 milioni e 250 mila. Il clima mite, che ha favorito il settore delle costruzioni, è parzialmente responsabile del miglioramento. Importante anche la flessibilità del mercato del lavoro acquisita con le riforme Hartz del decennio scorso. Queste hanno fra l'altro incoraggiato la creazione di posti di lavoro part-time. La struttura dell'occupazione tedesca è infatti molto cambiata dal 1991, anno della riunificazione: se allora il 75% della forza lavoro era a tempo pieno, la percentuale è scesa oggi al 58%. Va peraltro ricordato che nel 2005, prima dell'introduzione delle riforme, la disoccupazione in Germania era al 12% e che il calo è avvenuto nonostante la fortissima crisi a cavallo del 2008 e 2009, grazie appunto alle riforme dirette a salvaguardare l'occupazione nelle fasi di indebolimento del ciclo.
I dati del mercato del lavoro reagiscono come noto con ritardo rispetto all'evoluzione dell'economia, che nel 2011 è cresciuta in Germania di un 3%, dopo l'esplosivo 3,7% del 2010. Per quest'anno è previsto quindi un peggioramento della disoccupazione, in base alle attese di una brusca frenata dell'attività. Secondo il Fondo monetario internazionale, la Germania crescerà solo dello 0,3% nel 2012, previsione giudicata pessimista dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, secondo cui la crescita sarà più o meno il doppio. Il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,1% nel terzo trimestre dello scorso anno e il quarto sarà con ogni probabilità negativo, con i primi mesi di quest'anno vicini allo zero. Per l'istituto nazionale di statistica di Wiesbaden, il quarto trimestre 2011 dovrebbe aver segnato una contrazione del pil dello 0,2%. La Germania farà comunque meglio del resto dell'eurozona. Secondo François Cabau, economista di Barclays Capital, il gap fra l'economia tedesca e quella degli altri Paesi dell'area euro dovrebbe aumentare nel corso di quest'anno ed «è improbabile che la Germania tenga a galla la barca dell'economia dell'eurozona» da sola.
L'evoluzione del mercato del lavoro dovrebbe comunque confortare il sindacato dei metalmeccanici Ig Metall, che ha avanzato richieste di aumenti salariali del 6,5%. L'azione della Ig Metall, che ha 3,3 milioni di aderenti, fa tradizionalmente da apripista per quella degli altri settori.
Nel quadro positivo descritto dai dati sulla disoccupazione stonano le tinte meno brillanti delle vendite al dettaglio, segno che il sostegno del mercato del lavoro ai consumi è incerto. Le vendite al dettaglio sono calate dell'1,4% a dicembre, dopo una riduzione dell'1% a novembre. Il clima d'incertezza potrebbe aver indotto molti consumatori ad attendere i saldi di gennaio, ma diversi economisti di mercato notano anche che il dato delle vendite al dettaglio è spesso volatile e che l'indice della fiducia dei consumatori elaborato dalla società di ricerca Gfk mostra invece un miglioramento.
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