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Questo articolo è stato pubblicato il 02 febbraio 2012 alle ore 07:45.

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Non ci sarà un documento. «L'abbiamo deciso insieme, non vogliamo una guerra di documenti», ha spiegato Emma Marcegaglia. Confindustria e sindacati continueranno a dialogare: «Il confronto è stato utile, a 360 gradi. Non è terminato, andrà avanti». Precisando che con i sindacati si punta a trovare posizioni condivise: «stiamo lavorando non in una logica di contrapposizione con l'esecutivo, ma di condivisione, dove è possibile, con le altre associazioni di impresa e con i sindacati», ha detto la presidente di Confindustria.

Un modo per affrontare un argomento complesso come la riforma del mercato del lavoro, e cioè ammortizzatori sociali, flessibilità in entrata e in uscita. Sui primi due punti tra le parti c'è maggiore identità di vedute, sulla flessibilità in uscita è condivisa da Confindustria e sindacati l'idea di dare più certezze ai contenziosi, mentre è ancora da vedere se sarà possibile andare oltre, e cioè non applicare l'articolo 18 per i nuovi assunti. Per Confindustria l'argomento non è tabù, i sindacati sono invece per il no, anche se forse si potrà fare qualche passo avanti. «Siamo disposti a discutere della flessibilità in uscita se dipende da ragioni economiche», ha detto il leader della Uil, Luigi Angeletti, parlando nel pomeriggio all'assemblea delle donne Uil (e contestando la pratica del «ricatto» delle dimissioni in bianco).

Oggi c'è un nuovo incontro con il governo, a Palazzo Chigi, presenti il ministro del Welfare, Elsa Fornero e i colleghi Corrado passera (Sviluppo); Francesco Profumo (Università e ricerca); Vittorio Grilli (vice ministro Economia); il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, oltre a imprese e sindacati.
Confindustria e i vertici di Cgil, Cisl, Uil e Ugl ieri mattina, nelle quattro ore di confronto, hanno affrontato tutti gli argomenti: grand parte del tempo è stato dedicato agli ammortizzatori sociali e al problema di chi, dopo la riforma della previdenza, resta fuori dal meccanismo degli ammortizzatori senza però essere arrivato alla pensione. Per Confindustria, e i sindacati in linea generale condividono, meglio mantenere la situazione attuale per due anni. Per ora si tratta di utilizzare ciò che esiste, migliorando la formazione e le politiche attive. Confindustria comunque resta contraria al reddito minimo, come ha già detto nei giorni scorsi la Marcegaglia.

Si è parlato anche di flessibilità in uscita, un tema posto in evidenza dalla presidente di Confindustria ‐ accompagnata dal suo vice per i rapporti sindacali Alberto Bombassei, dal direttore generale Giampaolo Galli e dal responsabile area sindacale, Pierangelo Albini ‐ che ha risollevato i dati del confronto europeo, da cui emerge l'anomalia italiana. Si è discusso anche di come ridurre l'incertezza per le aziende legata alla durata dei processi, limitandone la durata e stabilendo l'entità massima dell'indennizzo.
Sulla flessibilità in entrata, imprese e sindacati si stanno concentrando sull'apprendistato, sui contratti di inserimento e sulla somministrazione di lavoro (interinale). Fornero ha in mente un aumento del costo della flessibilità. Le imprese ragionano su una ipotesi di aumenti di contribuzione sulle partite Iva e sui cocopro.

Si vedrà cosa proporrà oggi il governo e se si tratterà di un vero e proprio negoziato. «Dobbiamo ancora capire come il governo si porrà. Però noi, parlo per Confindustria ma credo di poterlo dire anche per gli altri, ci poniamo in modo molto serio rispetto al confronto, consapevoli che la riforma del mercato del lavoro deve avere l'obiettivo di creare crescita e nuova occupazione, oltre a rispondere agli impegni presi con l'Europa», ha detto la Marcegaglia. Che ha anche smentito divisioni con le altre organizzazioni imprenditoriali: «Ieri sera (martedì ndr) ho visto Abi, Ania, Rete Imprese Italia, Alleanza delle coop, stiamo ragionando sui punti in comune». E l'idea è di rivedersi.
La Marcegaglia ha commentato le minacce dei proiettili nella busta, indirizzate a lei e ai leader sindacali, con una reazione determinata: «Mi dispiace, ma non ci fermeremo e andremo avanti, con grande senso di responsabilità».

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