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Questo articolo è stato pubblicato il 02 febbraio 2012 alle ore 14:16.

La sede Nato a Bruxelles (Afp)La sede Nato a Bruxelles (Afp)

Iperlavoro in questi giorni per gli addetti stampa della Nato. Prima hanno dovuto limitare l'eco del rapporto segreto contenente 27 mila interrogatori di 4 mila miliziani talebani e di al-Qaeda prigionieri nel quale emergeva ancora una volta l'ombra del Pakistan dietro la guerra e i piani per prendere Kabul dopo il ritiro degli alleati. "Non è un'analisi e non può essere considerato come un'analisi" ha detto il colonnello Jimmie Cummings, portavoce del comando alleato mentre a Bruxelles il portavoce dell'Alleanza, Oana Lunghescu ,ha dichiarato che i talebani non torneranno a vincere in Afghanistan dopo il 2014 perché ''hanno subito una sconfitta tremenda''.

Una nuova "grana" l'ha provocata la dichiarazione del Segretario alla Difesa statunitense, Leon Panetta, che ai giornalisti che lo accompagnano al vertice Nato a Bruxelles ha detto che entro "metà 2013, al più tardi entro la seconda parte del prossimo anno, gli Stati Uniti intendono cessare le operazioni di combattimento in Afghanistan"

Di fatto un'accelerazione del disimpegno bellico previsto per tutti gli alleati a fine 2014 anche se Panetta ha aggiunto che forze da combattimento resteranno in Afghanistan (gli accordi bilaterali le prevedono fino al 2024) insieme agli istruttori per l'esercito di Kabul. Poche ore dopo un portavoce del Pentagono ha assicurato che le forze americane potranno comunque combattere al fianco dei militari afghani anche nel 2014. Le dichiarazioni di Panetta fanno seguito all'annuncio di Nicolas Sarkozy che ha reso noto il ritiro dei 3.600 militari francesi in Afghanistan l'anno prossimo. ''Le date restano invariate, così come l'impegno. Abbiamo cominciato insieme e finiremo insieme'' recitava ieri un comunicato della Nato ma la voglia di disimpegno da Kabul ha determinato importanti sviluppi in ambito Nato.

Il segretario generale, Anders Fogh Rasmussen, ha infatti confermato (o dovuto confermare) quanto annunciato da Panetta dichiarando oggi che le operazioni di combattimento si concluderanno entro il 2013. Il processo di transizione avviato lo scorso anno "continuerà per tutto il 2012 e ci aspettiamo che le ultime province siano consegnate alle forze di sicurezza afghane entro la metà del 2013.

Per allora le forze di sicurezza afghane avranno la responsabilità di tutto l'Afghanistan e da quel momento il ruolo delle nostre truppe cambierà gradualmente, passando da un ruolo di combattimento a uno di sostegno. Su questo non c'è nulla di nuovo". Tranne che la transizione doveva completarsi un anno dopo. E gli italiani? Secondo la Difesa il contingente verrà ridotto a marzo di 200 unità, si manterrà sui 4 mila effettivi per tutto l'anno e non è previsto il ritiro prima della fine del 2014. Incontrando a Roma il comandante delle truppe alleate in Afghanistan, John Allen, il ministro degli Esteri, Giulio Terzi ha confermato la "totale sintonia" con Washington sui prossimi passi da compiere nel processo di transizione e nel consolidamento delle istituzioni afghane.

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