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Questo articolo è stato pubblicato il 03 febbraio 2012 alle ore 06:41.

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ROMA.
Si allarga l'inchiesta che vede indagato l'ex tesoriere della Margherita, e attuale senatore del Pd, Luigi Lusi, per essersi appropriato di 13 milioni del partito. La Procura di Roma ha avviato un nuovo filone di indagine per verificare se ci siano state altre sottrazioni indebite di fondi. Il procuratore aggiunto, Alberto Caperna, e il sostituto, Stefano Pesci, intendono accertare se quella di prelevare denaro dai fondi ricevuti dai Dl a titolo di rimborso elettorale fosse una prassi, ovvero un fatto circoscritto al solo Lusi. Per questo motivo i magistrati hanno dato mandato al Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, guidato dal generale Virginio Pomponi, di passare al setaccio tutti i documenti contabili del partito. A tal fine, nei prossimi giorni, gli uomini delle Fiamme Gialle si recheranno nella sede della disciolta formazione politica per acquisire non solo i bilanci dei Dl relativi al periodo 2008-2011, quello in cui si è verificata l'appropriazione di fondi da parte dell'ex tesoriere, ma anche quelli degli anni precedenti. Non solo. Nei prossimi giorni saranno convocati in Procura, in veste di testimoni, diversi parlamentari e politici ex Dl. Tra questi, Enzo Carra, Renzo Lusetti, Calogero Piscitello, Carmine Nuccio e l'ex coordinatore regionale lombardo, Battista Bonfanti. Si tratta dei firmatari dei due ricorsi presentati al Tribunale civile di Roma per impugnare la validità dei rendiconti riguardanti il periodo 2009-2010. «Decidemmo di fare causa - spiega Carra - perché nessun rendiconto poteva essere stato approvato, dal momento che è l'Assemblea federale, per espressa disposizione statutaria, a doverlo fare e noi che ne facciamo parte non siamo mai stati convocati». I pm potrebbero sentire anche Arturo Parisi e Pierluigi Castagnetti, che in passato espressero perplessità sui conti del partito. Nel verbale di assemblea relativo all'approvazione del rendiconto 2010 si legge che Parisi espresse «il suo rammarico per non aver ricevuto alcun documento scritto sul bilancio», chiedendo «che gli venisse fornita una relazione predisposta dal Comitato di Tesoreria» presieduto da Gianpiero Bocci. Anche Castagnetti fece presente l'esigenza «di disporre ulteriori informazioni per esprimere il proprio voto con cognizione di causa». Lusi rispose alle critiche facendo presente che «la procedura e i metodi posti in essere in vista dell'Assemblea erano gli stessi posti in essere dall'agosto 2001 in poi». Parole che, alla luce di quanto emerso oggi, suonano inquietanti. Anche perché, bilanci alla mano, risulta che la Margherita abbia speso ancora nel 2010, tre anni dopo essere confluita nel Pd, ben 3,8 milioni in propaganda e comunicazione, 1,6 milioni in collaborazioni e consulenze, poco meno di 1 milione di euro per viaggi e spese di rappresentanza, 533mila euro per il proprio sito internet. E Rutelli interviene ancora una volta per esprimere il suo stupore e rivendicare la sua correttezza: quella di Lusi è una «vicenda orribile che mi ha ferito in modo drammatico. È in gioco la mia onestà personale, la ragione della mia vita. Io posso guardare tutti in faccia. Abbiamo subito un furto». Il nuovo filone d'indagine servirà anche ad accertare se altri esponenti ex Dl fossero a conoscenza della gestione disinvolta da parte dell'ex tesoriere e magari abbiano taciuto temendo possibili "ricatti". Ipotesi che, al momento, non ha trovato riscontri.
Intanto l'avvocato Luca Petrucci, difensore di Lusi, fa sapere che il suo assistito non ha mai usufruito dello scudo fiscale per far rientrare in Italia i capitali oggetto di indagine. Quanto alle trattative per il patteggiamento della pena e la restituzione alla Margherita del maltolto, l'avvocato Titta Madia, che nella vicenda assiste il leader dell'Api ed ex presidente Dl, Francesco Rutelli, fa sapere che le garanzie fideiussorie fornite da Lusi in relazione ai 5 milioni che propone di dare indietro non sono idonee. Lo stesso Rutelli parlando alla trasmissione «Otto e mezzo» su La7 ha detto: «Siamo stato fregati, questa è la cosa che mi rimprovero di più».
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L'INCHIESTA

L'accusa
L'ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, è accusato di appropriazione indebita. La procura di Roma gli contesta di aver sottratto circa 13 milioni di euro dalle casse del partito dove erano arrivati come rimborsi elettorali. L'ex tesoriere aveva potere di movimentazione fino a 150mila euro: di qua la necessità di fare decine di bonifici
La difesa
Lusi ha riconosciuto il "prelievo" giustificandolo come compenso per le sue prestazioni. I 13 milioni sarebbero stati destinati in parte al pagamento di tasse relative all'acquisto di due case: una in via Monserrato a Roma, l'altra a Genzano. E una parte sarebbe stata trasferita in Canada attraverso una società a lui riconducibile
La restituzione delle somme
Il parlamentare, che si è dimesso dalla carica di tesoriere il 25 gennaio, sta tentando il patteggiamento a un anno di reclusione e la restituzione parziale delle somme sottratte indebitamente
L'allargamento dell'inchiesta
I Pm hanno allargato l'inchiesta ad altri fondi e vogliono capire se altri sapevano e non hanno parlato per timore di subire ricatti

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