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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2012 alle ore 08:11.

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Né di lotta né di governo ma è la Lega del libero annuncio in libera Padania, spesso in contraddizione uno con l'altro, quella che è andata in scena ieri nella doppia parata di Sarego (Parlamento della Padania) e Padova (Consiglio nazionale straordinario del Veneto).
Per scaldarsi le corde vocali, Bossi comincia dai piani alti del Paese: «Berlusconi si ritira? Risolto il problema: diventeremo il partito di maggioranza del Nord». L'ex premier non si candiderà alle politiche prossime venture. E Bossi non si lascia sfuggire l'occasione per rivendicare, questa volta in sintonia con Bobo Maroni, l'aspirazione egemonica della Lega su tutto il Nord Italia. Un ritornello ripetuto a ogni questione che i giornalisti hanno sottoposto al grande capo. Con chi correrà la Lega alle prossime amministrative? «Da sola» hanno sentenziato Calderoli e Bossi. In serata il Senatur preciserà che per ora non è in discussione Formigoni: «Andiamo avanti con lui», sentenzia da Bergamo. E a proposito dell'incontro prossimo con il premier Monti, dice: «Parleremo di tutto».
L'autore del Porcellum, giusto per rammentare che la politica è l'arte dell'inganno, a proposito del ritiro dalla competizione elettorale dell'ex premier, ha precisato: «Quando in politica uno dice una cosa, pensa il contrario: quindi non penso che fosse molto sincero quando lo ha dichiarato». Estremamente sincero era invece il quadrumvirato allargato a Gian Paolo Gobbo e al neocapogruppo alla Camera Gian Paolo Dozzo che ha scodellato il suo prevedibilissimo niet all'intenzione manifestata pubblicamente da Flavio Tosi - appoggiato platealmente da Roberto Maroni nel corso di una riunione che si è tenuta domenica scorsa a Verona - di correre con una lista con il suo nome alle prossime elezioni comunali.
A bolla papale divulgata, Tosi ha così ragionato: il divieto alla sua lista «non c'entra niente con queste amministrative. I motivi sono altri e sono legati a tensioni interne: c'è il congresso nazionale in vista». Semplice il ragionamento del sindaco di Verona: mi mettono alle corde sulla mia lista affinché abbandoni la candidatura alla segreteria nazionale (del Veneto) contro Gian Paolo Gobbo. Una lettura che combacia con quanto aggiunge il fantasioso Calderoli, che per l'occasione veste i panni del pater familias: «Abbiamo deciso che Tosi è il candidato naturale a sindaco di Verona perché è stato un buon primo cittadino: a sostegno di Tosi ci sarà la lista della Lega Nord e, se lo deciderà il consiglio nazionale della Liga veneta, le liste civiche, ma non ci saranno liste personali». Ma liste civiche e liste personali sono spesso la stessa cosa. Il richiamo alla decisione suprema della Liga veneta spiega tutto: se Tosi si ritira dalla sfida con Gobbo, il segretario del partito in Veneto sarà di manica larga con il sindaco di Verona. Chiara la posta in gioco, chiaro l'obiettivo: ridimensionare in un colpo solo Tosi e Maroni.
Il sindaco maroniano tratteneva a stento la furia: «Di militanti della Lega a Verona ce ne sono centinaia, non c'è mica solo Tosi», ha ringhiato. Come dire: possono benissimo mettersi alla ricerca di un nuovo candidato. Parola pronunciate in momenti di forte tensione. Alle quali ha poi aggiunto un interlocutorio «non ho deciso ancora nulla: ci si parla, si ragiona e alla fine trarrò le conclusioni».
A un Tosi visibilmente scosso, faceva da contraltare la calma ostentata di Roberto Maroni: nella sontuosa villa in stile palladiano che ospita il Parlamento della Padania, la Commissione sicurezza che presiede non si è riunita «perché - raccontano i componenti della stessa commissione - non c'era una stanza libera». Venerdì qualcuno dei aveva parlato di censura preventiva nei confronti dell'ex ministro degli Interni. E invece l'interessato non ha sollevato alcuna questione. Un fair play che ha trasferito all'alleanza con il Pdl in Lombardia: «Nel 2010 abbiamo corso con il Pdl e quell'impegno lo manteniamo: ma ora si apre una fase nuova». Nulla su Tosi e sul divieto irrogato dalla Liga veneta, nessuna critica al quadrumvirato. Come se l'ex ministro preferisse discutere di altro, enfatizzare i punti di convergenza. L'idea ostentata di candidarsi da soli, per esempio, sembra confezionata apposta per tacitare i militanti ormai in stato di agitazione permanente. La Lega correrà in solitudine alle prossime amministrative solo al primo turno. Al ballottaggio, tranne nelle città come Verona nelle quali detiene il monopolio dei consensi, le alleanze saranno inevitabili. La partita cruciale che si sta giocando all'interno del partito è un'altra, ma molti in queste ore fingono di ignorarlo.
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I DISSIDI INTERNI
L'annuncio di Tosi
Nelle scorse settimane il primo cittadino di Verona ha annunciato di volersi ricandidare a sindaco sciogliendo però l'alleanza con il Pdl. Al suo posto, accanto al simbolo del Carroccio, Tosi puntava a creare una lista civica a proprio nome
Lo stop del partito
Ieri lo stato maggiore leghista ha frenato i propositi di Tosi dicendosi contrario alla nascita di liste personali. Ma il sindaco veronese non sembra essersi arreso

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