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Questo articolo è stato pubblicato il 06 febbraio 2012 alle ore 16:40.
L'ultima modifica è del 06 febbraio 2012 alle ore 13:22.

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Siria, ancora bombardamenti e vittime su Homs. Scontro diplomatico tra Russia-Cina e OccidenteSiria, ancora bombardamenti e vittime su Homs. Scontro diplomatico tra Russia-Cina e Occidente

Continua la brutale repressione delle dissidenza in Siria: anche oggi almeno 25 persone sono morte nelle violenze, tra le quali 17 civili in un bombardamento sulla città ribelle di Homs, secondo quanto riferito dall'Osservatorio siriano per i diritti dell'uomo (Sohr), una ong con sede nel Regno Unito. Il bilancio delle vittime, sempre secondo l'Osservatorio, potrebbe comunque aggravarsi nelle prossime ore.

Il regime di Bashar Assad, da parte sua, ha accusato delle «bande terroristiche» di essere responsabili di queste violenze. Secondo il Sohr, l'esercito ha anche lanciato una offensiva contro Zabadani, a nord-ovest di Damasco, dove 17 persone sarebbero rimaste ferite e un civile sarebbe stato ucciso nella vicina città di Madaya. «Più di 200 veicoli militari hanno accerchiato le città di Zabadani e Madaya», ha sottolineato il Sohr. A Sarghaya, nella regione di Damasco, due civili tra cui un bambino sono stati uccisi dai colpi sparati contro il mezzo su cui viaggiavano e ad Aleppo, nel nord, un civile di 45 anni è stato ucciso dalle forze di sicurezza sun un bus alla periferia della città, secondo la stessa fonte.

Il fronte diplomatico
Dura è stata la reazione di alcuni Paesi occidentali alla mancata approvazione di sanzioni internazionali contro Damasco da parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu. La cancelliera tedesca Merkel ha criticato Russia e Cina, che hanno opposto il veto in sede di consiglio, mentre per la Francia le mancate decisioni dell'Onu sono state «una vergogna». «Ci sono culture politiche che meriterebbero dei calci nel sedere», ha detto il ministro della Difesa francese Gerard Longuet.

Di fronte all'escalation di violenza in Siria, l'Unione europea chiede ancora una volta al presidente Assad di fermare «immediatamente» l'uccisione dei civili, di ritirare l'esercito siriano dall'assedio a città e di rassegnare le proprie dimissioni per aprire la strada a una transizione pacifica.

Londra richiama l'ambasciatore a Damasco
I paesi dell'Unione Europea stanno valutando la possibilità di espellere i rappresentanti diplomatici siriani, ed eventualmente ritirare i propri ambasciatori da Damasco, ha riferito il ministro degli Esteri Giulio Terzi, a margine di un incontro alla Farnesina con Tawakul Karman, l'attivista yemenita premio Nobel per la pace 2011 che chiede il «massimo delle sanzioni possibili» nei confronti del regime di Bashar al Assad. La Gran Bretagna ha già richiamato l'ambasciatore britannico a Damasco per consultazioni e convocato al Foreign Office l'ambasciatore siriano.

In mattinata è intervenuto anche il presidente americano Barack Obama, il quale si è detto convinto che la strada da seguire per risolvere la crisi in Siria sia quella delle sanzioni, «per fare pressione sul regime di Assad e favorire la costituzione di un Governo di transizione». È molto importante che la crisi della Siria sia risolta senza un'intervento militare esterno, ha detto il presidente Usa in un'intervista alla Nbc.

Gli Usa chiudono l'ambasciata e invitano i concittadini a partire
Intanto gli Stati Uniti hanno deciso di chiudere la loro ambasciata a Damasco ed evacuato il proprio personale in Siria, spiegando che la sede diplomatica americana è diventata «un potenziale obiettivo» di un attentato suicida. Un alto responsabile del dipartimento di Stato ha detto alla Cnn che il provvedimento è stato deciso dopo che Damasco ha mancato di rispondere alle preoccupazioni espresse da Washington sulle condizioni di sicurezza in città. Tutti i cittadini americani in Siria, inoltre, sono stati invitati a partire «immediatamente», ha reso noto il Dipartimento di Stato Usa via Twitter. Nel testo, il Dipartimento «avvisa tutti i cittadini statunitensi a non recarsi in Siria e raccomanda che i cittadini degli Stati Uniti in Siria partano immediatamente».

La posizione di Russia e Cina
Attaccate dalla diplomazia occidentale, Russia e Cina reagiscono a muso duro. Pechino respinge le accuse di protezione al regime di Assad formulate dal segretario di Stato Usa Hillary Clinton: «Noi non accettiamo le accuse rivolteci dagli Stati Uniti. Non proteggiamo nessuno. La Cina non ha interessi riguardo alla situazione siriana ma vuole solo giustizia e intende assumere una posizione responsabile», ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese. La Russia, invece, ha bollato come «isterica» la condanna unanime dell'Occidente al veto posto sabato al Palazzo di Vetro da Mosca e da Pechino.

«Direi che alcuni commenti dall'Occidente sul voto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite», ha detto il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, «sono indecenti e rasentano l'isteria». Per il capo della diplomazia russa, «adottare il testo di risoluzione messo a punto da da Lega Araba ed Europa con l'appoggio Usa avrebbe significato schierarsi con una parte sola in una una guerra civile».

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