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Questo articolo è stato pubblicato il 07 febbraio 2012 alle ore 07:16.

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«Beh, adesso non chiedetemi di fare il budget questo mese». Il direttore commerciale di Emilceramica è sconsolato, guarda il foglio con il comunicato dello stop alle forniture e pensa già ai danni sui ricavi. «Perderemo del fatturato – spiega Sergio Sassi, ad della società di piastrelle alle porte di Modena – , stavamo producendo i nuovi materiali presentati al Cersaie, questo stop proprio non ci voleva».

Stamani Emilceramica è in compagnia: sono infatti 2000 le imprese grandi e piccole che hanno aderito al programma ministeriale di "interrompibilità", strumento che obbliga a ridurre parte dei consumi di gas a fronte di una remunerazione per questa disponibilità. Duemila aziende in molti casi raccolte in consorzi, con 400 contratti oggetto di questo meccanismo. A partire dalle sei di oggi molti di questi impianti si sono fermati o hanno rallentato l'attività. «Siamo gente seria e rispettiamo i contratti – ci racconta il presidente del consorzio Toscana Energia Tiziano Pieretti – ma rivolgersi alle aziende dovrebbe essere l'ultima possibilità e in questo caso invece mi pare che si sia scelto di non seguire altre strade».

Le perplessità di Pieretti sono comuni a molti imprenditori, presi alla sprovvista dal comunicato di Snam arrivato in mattinata con poche laconiche righe: «su disposizione del Ministero dello Sviluppo – recita il testo – si richiede dal 7 al 10 febbraio di attuare la riduzione dei consumi secondo le procedure concordate». Per Federchimica, si legge in una nota, «le aziende del settore si caratterizzano per la necessità di un consumo di energia costante per tutte le ore del giorno, molte volte abbinato alla produzione congiunta ed efficiente di energia elettrica e calore». Ecco perché le imprese della chimica «hanno sempre visto malvolentieri e criticato un meccanismo che non offre alcuna garanzia di risolvere l'emergenza, vale a dire l'estensione del sistema dell'interrompibilità dell'energia elettrica anche al sistema gas».

I dubbi delle altre imprese vengono chiariti dal presidente del Consorzio Gas Intensive Paolo Culicchi. «A quanto ci risulta – spiega in un comunicato – le condizioni non sono quelle che giustificano, come prima mossa, l'interruzione della fornitura alle imprese. Ci sembra prioritario agire sulle riserve disponibili, come già sottolineato dal Ministro Passera e dalla presidente di Confindustria Marcegaglia, e inoltre organizzarsi per una gestione ottimale delle infrastrutture, questione molto importante considerato che se ne sta parlando nel Decreto Liberalizzazioni. Operare la scelta dell'interruzione - conclude Culicchi – quando non è strettamente necessaria, significa scaricare sul sistema industriale italiano i costi di un problema che invece con una accurata gestione delle forniture, delle infrastrutture di importazione e degli stoccaggi può essere risolto a monte. Nei mesi scorsi il prezzo più basso del gas in Europa rispetto all'Italia avrebbe dovuto essere sfruttato, facendo il pieno negli stoccaggi, anche in quelli delle aziende assegnatarie di spazio grazie al Decreto stoccaggi. Su questo fronte invece le nostre aziende hanno registrato difficoltà che hanno vanificato le misure approntate dal Ministero».

Da oggi fino a venerdì, «salvo nuove comunicazioni» – come recita la nota inviata alle aziende – saranno i settori "energivori" a subire l'impatto della riduzione dei consumi: dunque soprattutto fonderie, cartiere, ceramica e acciaio. Il beneficio stimato è nell'ordine dei 15,6 milioni di metri cubi di minori consumi di gas, pari a poco meno del 4% delle previsioni di utilizzo odierne per la rete. Molte aziende che hanno aderito al programma di "interrompibilità" hanno offerto la possibilità di ridurre parzialmente i consumi, altre hanno offerto il 100% delle possibilità. «Per la mia azienda – spiega l'imprenditore della carta Tiziano Pieretti – dall'alba di oggi è stop totale, parzializzare l'attività è complicato e quindi ci fermiamo. E quattro giorni di blocco, con il rischio di congelamento degli impianti non sono facili da affrontare».

«Noi – racconta l'ad delle Ferriere ValSabbia Ruggero Brunori – chiuderemo un laminatoio, il danno è pesante ma cercheremo di gestire il personale con i contratti di solidarietà. Cosa faremo l'anno prossimo? Credo di accettare ancora l'interrompibilità, in fondo è un dovere dell'impresa contribuire a garantire altri servizi essenziali. Certo, guardando alla carenza delle nostre infrastrutture viene un po' di tristezza: come si fa a fare industria in questo Paese?»

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