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Questo articolo è stato pubblicato il 07 febbraio 2012 alle ore 10:27.

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Intervista a Berlusconi: le mie cene? Non ho nulla da farmi perdonare (Imagoeconomica)Intervista a Berlusconi: le mie cene? Non ho nulla da farmi perdonare (Imagoeconomica)

Il Milan, le aziende, la politica. E, naturalmente, le belle donne, le cene a Palazzo Grazioli, le feste in Sardegna, il bunga-bunga. Questa volta, a dipingere il ritratto di Silvio Berlusconi è il mensile statunitense "The Atlantic", in una lunga intervista all'ex presidente del Consiglio che, stuzzicando l'immaginario erotico, precisa «non sono un playboy, sono un Play-man». E sulla sua esperienza politica dice: «Ho incontrato più ingrati e opportunisti in politica che in qualunque precedente vita da imprenditore».

«Non ho nulla da farmi perdonare» - ha spiegato Berlusconi, parlando dei casi a sfondo sessuale che ne hanno minato la credibilità, anche a livello internazionale. «Tutto quello che ho fatto è sempre stato assolutamente normale. Nelle mie cene ci sono sempre state molte belle ragazze, ma si è sempre trattato di normali cene, non ho mai fatto nulla di sconveniente. Ma sono state create storie assurde». E ha aggiunto: «L'unica cosa di cui non sono mai stato accusato in tutte queste fantasiose descrizioni sulle mie relazioni con le donne, ovvero con l'altro sesso, è di essere gay. Non ho nulla contro gli omosessuali, sia chiaro. Anzi, il contrario. Ho sempre pensato che più gay ci sono in giro, minore è la competizione». Poi ha chiarito: «Sto scherzando». Ma proprio questo genere di scherzi, secondo "The Atlantic", ha messo nei guai Berlusconi.

In quasi dieci pagine di intervista, pubblicata online dalla rivista americana l'ex premier ripercorre tutta la sua storia politica: dalla discesa in campo per arginare il rischio della «comunismo», al suo passato di «imprenditore» - e «non di businessman» tiene a precisare - al suo pallino fisso sui giudici. Primi tra tutti quelli costituzionali: «qualsiasi magistrato può impugnare qualsiasi legge presso la Corte costituzionale e rovesciarla», dice insistendo sul fatto che di quei «15 giudici, 11 sono del centrosinistra» e «in grado di vanificare il lavoro di 1000 parlamentari e dell'intero governo per due anni».

«Questa è l'architettura costituzionale dell'Italia» - stigmatizza Berlusconi nel colloquio con Philip Delves Broughton, tenuto a fine gennaio a Palazzo Grazioli. Un incontro in cui l'autore dell'intervista descrive un Berlusconi quasi inedito: tuta, scarpe da ginnastica, più robusto di quanto appaia in tv, con le borse sotto gli occhi.

Un ex premier che sembra aver mal digerito l'uscita di scena legata a quelle accuse di non aver saputo affrontare la situazione economica del paese che i mercati davano verso il default: «le cose non stavano così, non erano così gravi», insiste. E torna a ricordare l'alto debito del paese ma anche la «ricchezza» delle famiglie, rilanciando il suo cavallo di battaglia, quello del risparmio privato: «Lo Stato italiano è in debito, ma gli italiani, le famiglie e le aziende sono ricche».

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