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Questo articolo è stato pubblicato il 07 febbraio 2012 alle ore 16:45.

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(Afp)(Afp)

Sono ripresi gli intensi bombardamenti su Homs, roccaforte della rivolta siriana al presidente Bashar al-Assad: secondo attivisti e residenti locali secondo i quali, nella sola giornata di lunedì, l'offensiva è costata la vita ad almeno 95 civili mentre l'Unicef fa sapere che da marzo 2011, inzio delle rivolte, ad oggi, sono morti circa 400 bambini. Mentre oggi a Damasco arriva l'emissario di Mosca, il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, per cercare una mediazione che avvii il processo di riforme, Francia e Italia richiamano gli ambasciatori per consultazioni, segno di una tensione sempre più alta. «Il bombardamento è ancora concentrato su Bab Amro; anche un medico ha tentato di arrivare in zona stamane, ma da quel che ho capito è rimasto ferito» racconta l'attivista Mohammad al-Hassan al telefono satellitare. «Non c'è elettricità e tutte le vie di comunicazione con le zone limitrofe sono state tagliate».

L'Occidente aumenta il pressing diplomatico
La pesante offensiva arriva mentre l'Occidente aumenta il pressing diplomatico, dopo la sconfitta subita in Consiglio di Sicurezza, con lo stop alla risoluzione sostenuta anche dagli arabi che invocava la transizione del potere a Damasco. Gli Usa hanno chiuso la loro ambasciata a Damasco, Belgio e Gran Bretagna hanno richiamato gli ambasciatori per consultazioni e Londra ha aggiunto che cercherà di far adottare nuove sanzioni dall'Unione Europea. Intanto la Russia, che è tornata a difendere il veto che ha bloccato la risoluzione in Consiglio di Sicurezza sabato scorso, invia oggi a Damasco il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, perchè Mosca -fa sapere il Cremlino- cerca «una stabilizzazione della situazione in Siria sulla base dell'applicazione, il più rapida possibile, delle riforme democratiche di cui è ormai arrivato il momento».

Asma Assad: mio marito presidente di tutti
La moglie del presidente siriano, originaria di Homs, ha espresso ieri pubblicamente il suo totale sostegno al marito, per la prima volta dall'inizio delle manifestazioni di protesta contro il regime di Damasco. "Il presidente è il presidente della Siria, non di una parte dei siriani, e la première dame l'appoggia in questo suo ruolo", ha detto Asma al Assad, secondo quanto riferisce oggi il quotidiano britannico The Times. «L'agenda estremamente ricca di impegni della première dame è soprattutto dedicata alle associazioni benefiche, nelle quali è impegnata da tempo, allo sviluppo rurale, così come al sostegno al presidente", si legge in una lettera inviata dall'ufficio di Asma al Assad al quotidiano. "In questi giorni, essa (Asma Al-Assad) si occupa anche di incoraggiare il dialogo. Ascolta e conforta le famiglie vittime della violenze", ha aggiunto la première dame nella stessa lettera.

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