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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2012 alle ore 09:23.

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NEW YORK. Per Mario Monti c'è stata ieri un'altra missione compiuta, la conquista di Wall Street, con il suo vice ministo Vittorio Grilli e con una folta delegazione di economisti al seguito. E lì, tra i finanzieri e i banchieri americani, che Monti ha avviato la seconda fase del viaggio americano. Quella più mirata sui mercati, sui finanzieri, su coloro che prendono le decisioni di allocazione di portafoglio, con il lancio dell'"Operazione Fiducia".

Dopo una puntata al New York Times e prima della visita al Segretario Generale dell'ONU Ban Ki Moon, per Monti c'è stata dunque la parte più delicata della missione: sappiamo quanto mutevole, bizzoso, irrazionale possa essere l'umore degli operatori e del mercato in genere. Per questo la missione di ieri presentava aspetti forse più problematici di quella politica di Washington. Dopo Obama restano idee, impegni e prospettive di medio termine. Resta il successo di un nuovo legame che darà i frutti nel tempo. Ma i mercati reagiscono in tempo reale. E non si convicono, se perdono la "fiducia" o comunque se non la recuperano, sono implacabili.

Monti ha cominciato con un incontro organizzato da Bloomberg con i big della finanza, un altro subito dopo al New York Stock Exchange con la comunità allargata degli imprenditori e operatori finanziari e commerciali. Per entrambi, un messaggio: "Comprate il rischio Italia, non ve ne pentirete". Monti in realtà questo messaggio aveva cominciato a darlo al Peterson Institute for International Economics: "Credo che chi compri oggi il debito italiano potrà fare dei buoni guadagni", aveva detto con il suo fare sornione e persausivo allo stesso tempo. Lo ha ripetuto ieri e una delle componenti centrali dell'"operazione fiducia" è stata quella di proporre un quadro del progresso che si è fatto in questi mesi, non solo in Italia ma in tutta l'Unione europea, per rafforzare il processo di integrazione invece che allentarlo. Per poter guardare in avanti invece che indietro e per poter "uscire rafforzati invece che indeboliti da una crisi che ci ha messo davanti alle nostre responsabilità, l'euro doveva essere la ciliegia sulla torta, ma la torta non c'era, ora è quasi pronta…".

C'è un secondo messaggio che Monti ha portato alla comunità finanziaria: "L'euro è forte". Come dire, acquistando i titoli con buone preospettive di aumenti dei prezzi non correte un rischio cambio. "Nei periodi più difficili l'euro ha subito delle variazioni, ma non ha mai dato l'impressione di essere una valuta a rischio", ha detto ancora Monti negli incontri rigorosamente a porte chiuse secondo quanto ci ha riferito uno dei partecipanti.

Da Bloomberg, un incontro più ristretto, c'erano fra gli altri i numeri uno dei J.P. Morgan Chase, di Goldman Sachs (dove Monti è di casa), c'era George Soros. I commenti di alcuni dei finanzieri che abbiamo incontrato all'uscita sono stati rigorosamente anonimi e unanimi: "impressive". "Se l'Italia non ce la fa questa volta non ce la fa più - ha detto uno dei loro che guida un importante fondo privato da oltre 20 miliardi di dollari - la nostra preoccupazione maggiore resta sul fronte della crescita, ma su questo Monti ci ha rassicurato. Ci ha spiegato il suo piano per le liberalizzazioni e quello per il rilancio. E' stato convincente". Un altro ha osservato: "Mi è piaciuto perché non si è presentato come un piazzista, come un venditore, ma come un uomo cerebrale in grado di spiegare con la forza della logica i suoi obiettivi e il suo programma. E questo da molta credibilità. Ho più fiducia nell'Italia oggi? Sì, direi di sì. Detto questo, non so se comprerò ancora bond italiani… voglio vedere risultati un po' più concreti e voglio vedere sbloccato il contenzioso sull'articolo 18, il percorso deve essere terminato".

Il viceministro Vittorio Grilli e Mario Monti si erano divisi i compiti. Grilli aveva preparato il terreno giovedì con fitti incontri con la comunità finanziaria a New York mentre Monti era a Washington per la politica. Ieri è poi arrivato il presidente del Consiglio, Grilli si è unito a lui ed è toccato a Monti, ministro dell'economia e Presidente del Consiglio, chiudere l'operazione "fiducia". Il messagio finale : "L'Italia guarda oltre il 2013... la prospettiva che abbiamo è di medio lungo termine, l'Italia è cambiata, è cambiata quando si sono prese le prime misure durante l'estate, è cambiata nella mentalità e non tornerà indietro", ha detto Monti al suo pubblico di finanzieri, secondo quanto ci ha riferito un altro dei partecipanti.

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