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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2012 alle ore 09:26.

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Il default della Grecia, per quanto ordinato, pilotato e concordato, chiude un'era e apre un nuovo mercato non soltanto per le banche e gli investitori istituzionali ma anche per i risparmiatori. I titoli di Stato nell'Eurozona, dopo la perdita estremamente elevata imposta ai privati sottoscrittori dei bond greci, non potranno più essere considerati investimenti risk free, cioè privi del rischio di credito e di insolvenza da parte dello Stato debitore. Inoltre le modalità di ristrutturazione del debito pubblico greco non saranno «uniche» ed «eccezionali» in quanto diventeranno un modello: i detentori privati dei titoli di Stato dell'Eurozona in futuro saranno una categoria subordinata, junior rispetto ai creditori non privati.

Nel caso di un default di uno Stato aiutato finanziariamente dai partner nella zona dell'euro e dall'Fmi, i primi a essere rimborsati (integralmente?) saranno i creditori cosiddetti official cioè il fondo salva-Stati Esm e il Fondo monetario.

La subordinazione dei creditori privati rispetto all'Fmi esisteva già. La novità per l'Eurozona è l'arrivo dell'Esm: il fatto che il fondo salva-Stati permanente sarà senior rispetto alla grande massa degli investitori sottoscrittori di titoli di Stato (banche, fondi pensione, compagnie di assicurazione e risparmiatori) inciderà sui prezzi e sui rendimenti dei debiti degli Stati più deboli rispetto a quelli più forti. Tanto maggiore sarà il ruolo di creditori come Esm e Fmi nel caso di crisi di liquidità o insolvenza, tanto maggiore sarà l'haircut potenziale sui privati nel caso di default del Paese aiutato dal fondo salva-Stati e dal Fondo monetario.

Questo è già evidente nel caso della Grecia: il fatto che i prestiti erogati dagli Stati dell'Eurozona e dal Fondo (poco più della metà dei 110 miliardi previsti nel primo pacchetto di aiuti) non siano stati coinvolti nella ristrutturazione del debito greco (circoscritta ai soli titoli di Stato a medio-lungo termine detenuti dai privati e non dalle banche centrali) ha fatto lievitare l'haircut.

I titoli di Stato emessi dai Paesi con massimo rating "AAA" nell'Eurozona potrebbero incorporare in prospettiva rischi che vanno oltre la solvibilità e affidabilità creditizia del proprio Stato: il fondo permanente di stabilità Esm, in ultima analisi, fa gravare il peso di un eventuale default sovrano sui Paesi più solidi nell'area dell'euro. Proprio per questo motivo, gli Stati con i conti pubblici sotto controllo e che non ritengono di avere bisogno in futuro di aiuti finanziari dall'esterno, si stanno tutelando con qualsiasi mezzo per mettersi al riparo, evitare i default sovrani e assicurare che di Grecia ve ne sia una sola, come hanno evidenziato ieri gli analisti di Rbs in una conference call con gli investitori.

La forma di tutela principale risiede nel fiscal compact, in un rincaro della dose di disciplina e rigore sulla convergenza delle politiche fiscali ed economiche nella zona dell'euro. L'attivazione dell'Esm non prevede più in automatico e in contemporanea il "Private sector involvement" (Psi), con una ristrutturazione del debito e perdite imposte ai privati, bensì una valutazione caso per caso. In caso estremo, tuttavia, un nuovo default sovrano gestito con intervento dell'Esm metterà comunque gli Stati soccorritori in una posizione di forza rispetto ai creditori privati, risparmiatori inclusi, posizionando il fondo salva-Stati al fianco dell'Fmi come creditore privilegiato.
(I.B.)

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