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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2012 alle ore 08:15.

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ROMA
Stop rimborsi elettorali ai partiti estinti. È questo il "cuore" della proposta di legge che l'Udc presenterà alla Camera lunedì. Pier Ferdinando Casini accelera, nella speranza di trovare – come lui stesso ha ripetuto più volte – un'intesa con Bersani e Alfano in pochi giorni. E per evitare un nuovo "caso Lusi" propone di disciplinare non solo la vita ma anche la "morte" dei partiti. Le formazioni politiche, secondo la proposta di legge centrista, saranno dichiarate "defunte" quando salteranno il turno delle elezioni politiche e quello delle europee. A quel punto perderanno il diritto di incassare i rimborsi elettorali, e le risorse di cui dispongono torneranno nelle disponibilità delle casse dello Stato. Al partito morto rimarranno in mano solo le obbligazioni sottoscritte. Quanto ai partiti in vita, potranno investire la loro liquidità solo in titoli di stato italiani.
Ancora: per poter ottenere i finanziamenti pubblici i partiti dovranno dimostrare di rispettare alcune regole di democrazia interna: dalla partecipazione degli iscritti alla tutela delle minoranze, dal diritto al contraddittorio alla presenza di organi di controllo interno di tipo amministrativo-contabile. Lo statuto dovrà inoltre essere omologato dalla Corte di cassazione.
La trasparenza dei bilanci è l'altro pilastro della proposta: i documenti contabili dovranno essere redatti secondo le norme del Codice civile e le regole europee e dovranno essere certificati da società di revisione indipendenti, pena la perdita dei finanziamenti. Dovranno essere depositati alla Camera e al Senato e pubblicati online nella versione analitica. Infine, le donazioni ai partiti da parte di privati dovranno sempre essere dichiarate se supereranno la quota di 5mila euro (oggi il tetto è 50mila euro), una norma presa in prestito dalla Germania che ha una legge sul finanziamento dei partiti immutata dal 1967.
La proposta ha tutta l'aria di essere convincente e sottoscrivibile anche da Pd e Pdl. I Democratici, in particolare, sono anche loro già alle prese con un testo (cui stanno lavorando in particolare Pierluigi Castagnetti e Antonio Misiani) che ha parecchi aspetti in comune con quello messo a punto dall'Udc: dal rispetto dei principi di trasparenza e di democrazia interna come requisito indispensabile per accedere ai rimborsi elettorali all'obbligo di certificazione dei bilanci e di pubblicità su internet. Il Pd chiede un ulteriore giro di vite nella fase dei controlli proponendo che alla Corte dei conti sia affidata la vigilanza non solo dei rendiconti elettorali ma anche dei bilanci dei partiti. «La misura sarebbe di semplice realizzazione – fa notare Misiani – se si pensa che esiste già un apposito collegio della Corte che controlla i rendiconti». La filosofia comune ai due partiti è quella di far sì che «il finanziamento pubblico – sintetizza il tesoriere del Pd – diventi una leva di riforma del sistema dei partiti».
L'intesa dovrebbe quindi essere a portata di mano e viene auspicata anche dal presidente del Senato. «Io ritengo sia il momento di attuare l'articolo 49 della Costituzione (quello che riconosce personalità giuridica ai partiti) – ha sollecitato ieri Renato Schifani –. Siamo inadempienti. Il nostro Paese è inadempiente e dobbiamo discliplinare i partiti. Ce lo chiede la Costituzione».
Intanto il Parlamento comincia a muoversi. Il calendario della Camera prevede, per giovedì prossimo, il seguito dell'esame delle sette proposte di legge sull'attuazione dell'articolo 49 firmate da Maurizio Turco, Pierluigi Castagnetti, Pino Pisicchio (due), Carmelo Briguglio, Ugo Sposetti e Walter Veltroni. Il relatore è Andrea Orsini, di Popolo e territorio. Per quel che riguarda il Senato, l'ultima iniziativa è quella del vice presidente del Pd Luigi Zanda e dell'ex tesoriere del partito Mauro Agostini, che hanno depositato un Ddl sulle «norme in materia di finanziamento dei partiti politici». A Palazzo Madama, sempre in commissione Affari costituzionali, sono stati depositati una decina di Ddl in attesa di venire discussi.
Ma tutte queste proposte saranno accantonate se l'iniziativa dell'Udc troverà la sponda di Bersani e Casini. A quel punto sarà facile ottenere una corsia preferenziale che conduca la riforma in porto in poche settimane.
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