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Questo articolo è stato pubblicato il 12 febbraio 2012 alle ore 08:11.

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Immaginate di poter disporre di tutti i soldi che volete. Di trovare la sorgente del denaro facile. L'eterna liquidità. Un bancomat quasi illimitato. Cosa fareste? Probabilmente vi dareste allo shopping sfrenato. Per gli investitori di tutto il mondo, banche in primis, è più o meno quanto sta già accadendo. Le tre maggiori banche centrali (la Bce, la Bank of England e la Fed) hanno infatti avviato, riaperto o annunciato quelle politiche monetarie che hanno l'effetto di inondare i mercati di denaro facile.

E gli investitori, puntuali, si sono dati allo shopping finanziario: nell'ultimo mese, grazie a questa abbondanza di cash, gli acquisti si sono rivolti su tutto e il contrario di tutto. Dai BTp alle obbligazioni aziendali, dalle azioni ai bond high yield dei Paesi emergenti.

La speranza dei banchieri centrali è che questo riduca l'emergenza e dia ai Governi il tempo di risolvere la crisi. E che, prima o poi, qualche goccia di questo oceano di liquidità finisca all'economia reale. Il rischio è che, invece, si ricarichi la miccia della crisi. «Le banche centrali stanno cercando di dare un senso artificiale di sicurezza – osserva Mattia Nocera, managing director di Belgrave Capital Management –. Questo però aumenta il rischio che in futuro accada un disastro ancora più serio». Medicine potenti, è noto, possono avere anche effetti collaterali potenti.

I paradossi del denaro facile

Sono i mercati a mostrare numeri eccezionali. È vero che erano crollati in precedenza, e dunque il rimbalzo non deve stupire. Ma nell'ultimo mese è accaduto qualcosa di più. La Borsa di Francoforte, salita del 14%, ha registrato il mese di gennaio più positivo degli ultimi 20 anni. Le banche hanno guadagnato, sui listini di tutta Europa, il 28%: «Rialzo – ricorda Andrew Roberts di Rbs – guidato dalla liquidità, non dai dati. Non bisogna infatti dimenticare che mentre le azioni bancarie salgono in Borsa, le attese sugli utili scendono». Insomma: le prospettive peggiorano, ma gli acquisti in Borsa aumentano.

I mercati obbligazionari offrono paradossi ancora più eclatanti. Da un lato tutti gli economisti sono convinti che nel 2012 aumenteranno i casi di default e crack aziendali in Europa. Bnp Paribas prevede che in Europa il tasso di insolvenza tra le aziende cresca dall'attuale 2,6% al 4% entro fine 2012. Morgan Stanley prevede il 5%, Rbs il 5,6% e Bank of America il 5,9%. Dall'altro, però, la domanda di obbligazioni aziendali è così forte, che i rendimenti medi offerti dalle società in Usa, Europa e Asia – calcola Bank of America – si trovano oggi a soli 33 punti base dai minimi storici: i corporate bond offrono mediamente il 4,312%, contro il 5,08% toccato nell'ottobre 2011.

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