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Questo articolo è stato pubblicato il 12 febbraio 2012 alle ore 08:10.

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Morya Longo La notizia è di quelle rassicuranti: vari gruppi industriali, anche di Paesi sotto l'occhio del ciclone come Italia, Spagna, Irlanda o Portogallo, sono riusciti ad emettere obbligazioni. Le emissioni effettuate dalle aziende dei Paesi cosiddetti "periferici" sono ammontate fino ad ora nel 2012 a 6,2 miliardi di euro. Questo significa che vari gruppi industriali, nell'era del grande credit crunch, hanno trovato investitori internazionali disposti a erogare loro finanziamenti. Il merito è in gran parte della politica monetaria sempre più aggressiva che Mario Draghi ha avviato dalla Banca centrale europea: la massa di liquidità immessa sul mercato ha favorito gli acquisti di obbligazioni e, dunque, ha reso possibili le emissioni.

Il problema è che questa notizia, per quanto positiva, mostra tra le righe ancora tutta l'incertezza di una crisi non risolta. È l'agenzia di rating Fitch a dimostrarlo in uno studio pubblicato venerdì. Innanzitutto Fitch sottolinea che le emissioni di bond aziendali, nei Paesi "periferici", sono arrivate solo da società forti. Cioè da gruppi del calibro di Eni, Enel, Iberdrola e Telefonica: nomi che, sui mercati, non hanno bisogno di presentazioni. Gruppi che, più o meno, riescono sempre a raccogliere denari. Chi veramente avrebbe bisogno di finanziamenti, ha invece minore accesso al mercato. Inoltre – ricorda ancora Fitch – i 6,2 miliardi di euro di bond emessi fino ad ora sono solo una piccola parte dei 58 miliardi di euro di bond aziendali in scadenza nel 2012 nei Paesi "periferici": lo sforzo per rifinanziare i debiti, insomma, non è finito.

Discorsi analoghi si possono fare anche per i titoli di Stato e per le obbligazioni bancarie. Calcola Morgan Stanley che fino ad oggi le banche europee abbiano emesso obbligazioni (dunque raccolto denari sul mercato) per un importo superiore a quanto fatto in tutta la seconda metà del 2011 (65 miliardi di euro). Ma poi la stessa Morgan Stanley specifica che gran parte di queste emissioni sono arrivate dalle banche dei Paesi europei più forti. Quelli con rating di "Tripla A". Insomma: anche nel mondo degli istituti di credito la normalità è per pochi.

L'esuberanza dei mercati, dunque, non deve trarre in inganno. E non deve far abbassare la guardia. Per uscire dalla crisi non basta che la Bce inondi il mercato di liquidità: questo può alleviare i dolori temporaneamente, ma se non si accelera sulle riforme strutturali e se non si lavora per la crescita economica (purché sostenibile e non drogata da eccessi), non basterà mai. Il rally di Borse e bond sta dando l'apparente sensazione di una imminente guarigione. Ma non è così: la strada è ancora in salita e lo zuccherino dato dalla Bce ai mercati finanziari potrebbe non durare a lungo.
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