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Questo articolo è stato pubblicato il 14 febbraio 2012 alle ore 08:09.

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A poco più di 24 ore dall'Eurogruppo di domani, non si può ancora dire con certezza che i ministri della zona euro daranno il via libera al nuovo pacchetto di aiuti alla Grecia. Nonostante il voto di domenica, con il quale il Parlamento greco ha approvato un piano di austerità, i dubbi continuano ad aleggiare. Sullo sfondo c'è la richiesta di rispettare tutte le condizioni poste la settimana scorsa.

In una dichiarazione alla stampa ieri a Bruxelles, il commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, ha spiegato che il voto dei deputati greci dimostra «la determinazione del Paese a mettere fine a questa spirale di gestione insostenibile delle finanze pubbliche e perdita di competitività», che è stata creata con «il modello economico» seguito dalla Grecia fino al 2009. «L'Eurogruppo ha fissato determinate condizioni per l'adozione del secondo programma greco, e in questa luce il voto del Parlamento greco è un passo in avanti cruciale verso l'approvazione di questo secondo piano», ha sottolineato Rehn, dicendosi «sicuro che le altre condizioni, inclusa l'identificazione di 325 milioni ulteriori di economie, saranno completate entro il prossimo Eurogruppo», fissato per domani.

Il comunicato di Rehn contiene due parti. Con la prima il commissario si è rivolto al popolo greco, prendendo atto dei suoi sforzi, dicendosi dispiaciuto delle recenti tensioni sociali, e assicurando l'appoggio della Commissione nel ridare slancio all'economia. Con la seconda parte il commissario è tornato a esortare la classe politica greca a rispettare le sue promesse.
La Grecia è alle prese con l'ennesima corsa contro il tempo. Con il voto di domenica, la classe politica ha rispettato solo una delle condizioni espresse dall'Eurogruppo nella sua riunione di giovedì scorso. All'appello, come ha spiegato lo stesso Rehn, manca tra le altre cose una lettera scritta delle forze politiche greche che devono impegnarsi a perseguire le riforme anche dopo le prossime elezioni di aprile.

La questione non è banale. Nelle ultime ore, il leader di Nuova Democrazia, Antonis Samaras, ha avvertito che se verrà eletto primo ministro nelle prossime elezioni di aprile vorrà rinegoziare le misure di austerità imposte dalla troika, composta da Commissione, Fmi e Bce. La presa di posizione è stata accolta negativamente a Berlino.
«Modifiche al programma non possono esserci e non vi saranno», ha detto Angela Merkel. Dall'Aja l'impressione è che l'Eurogruppo di domani potrebbe non varare un accordo definitivo sul nuovo pacchetto di aiuti da 130 miliardi. C'è il desiderio di toccare con mano le promesse greche, anche perché l'Olanda (come altri Paesi) dovrà chiedere al proprio Parlamento di esprimersi prima di sborsare il denaro.

Oltre all'impegno scritto dei partiti greci e a nuovi tagli da 325 milioni di euro, l'Eurogruppo discuterà anche di un eventuale aumento del pacchetto di aiuti. Alcuni diplomatici non escludono che i ministri possano decidere di dare il via libera condizionato alla ristrutturazione del debito greco, anche a causa dei lunghi tempi tecnici dell'operazione, ma aspettando prima di chiudere il negoziato. Un Eurogruppo è già previsto per il 20 febbraio.

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