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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2012 alle ore 09:05.

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Marco Doria (Ansa)Marco Doria (Ansa)

Il centrosinistra a Genova sceglie Marco Doria per la corsa alle amministrative della prossima primavera. Il candidato indipendente, sostenuto da Sel, ha vinto con il 46% dei voti le primarie della coalizione, che hanno portato alle urne circa 25mila persone, 10mila in meno rispetto a 5 anni fa. Battuta Marta Vincenzi (27.5%), sindaco uscente al suo primo mandato, che paga anche le polemiche seguite all'alluvione dello scorso novembre, quando venne pubblicamente contestata, accusata di non aver fatto abbastanza per evitare la tragedia.

È il Pd il grande sconfitto che non ha saputo evitare la divisione tra la stessa Vincenzi e la senatrice Roberta Pinotti (26.3%). E che ora dovrà vedersela con i dubbi degli alleati di Italia dei Valori e Udc, pronti a schierare loro candidati.

Un vero e proprio «tzunami politico», lo definisce il Pdl, che non ha ancora scelto il suo candidato per la corsa a Palazzo Tursi ma che ora potrebbe trovare nuova linfa dal successo del Pisapia genovese.
Un «terremoto», ammettono nel Pd, mentre i vertici del partito promettono una attenta »autocritica interna«.

Dopo Milano, anche a Genova si conferma il successo di un candidato che non appartiene al primo partito del centrosinistra e che vuole «dare un taglio» al passato.
«Considero l'impegno politico come un servizio alla comunità, non cerco potere o privilegi, ma solo una soluzione ai problemi della gente», dice Marco Doria, 55 anni, docente alla facoltà di Economia dell'Università di Genova. Alle spalle un passato nel Pci e tre anni da consigliere comunale, all'inizio degli anni novanta. Poi più nessun impegno diretto in politica, fino all'appello di un gruppo di intellettuali e al sostegno del prete di strada don Andrea Gallo che lo hanno spinto verso le primarie.

«Ha vinto un modo diverso di porgersi nei confronti dei cittadini, che hanno bisogno di una politica diversa», sottolinea Doria, che non vuol sentire parlare di strategie di coalizione o di trattative per dare posti in giunta ai candidati sconfitti. «Sono logiche da politica vecchia - sostiene - è il popolo del centrosinistra che deve continuare ad avere la parola».
Il Pd promette sostegno al candidato vincitore. «Non rimprovero niente a nessuno - commenta il sindaco uscente Marta Vincenzi - ma ora si deve aprire una riflessione sui programmi avanzati, visto che al momento ho solo sentito dire dei no».

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