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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2012 alle ore 18:11.

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In Senato si cerca l'accelerazione. Potrebbe iniziare già domani il voto in commissione Industria sul decreto liberalizzazioni. Il vaglio di ammissibilità prosegue con severità e dopo i primi 72 emendamenti eliminati, se sono aggiunti 31 relativi agli articoli che vanno dall'11 al 20. Il nodo tuttavia non è solo tecnico. È anzi politica la partita che si sta giocando con il governo che, prima di sbilanciarsi sul possibile ricorso alla fiducia, attende di capire i reali margini di convergenza tra i partiti della maggioranza su poche qualificate priorità.

Banche, assicurazioni, taxi, energia sembrano essere i terreni su cui i due relatori – Simona Vicari (Pdl) e Filippo Bubbico (Pd) – hanno già individuato una possibile intesa. Mentre professioni, farmacie e trasporto ferroviario sono ancora campi aperti. Da qui si partirà domani per tentare di perfezionare la quadra.

Solo se dovesse naufragare l'intesa tra i relatori, che appare comunque a buon punto, si procederebbe per gradi successivi: l'esame dei gruppi che sostengono il governo oppure, extrema ratio, un "rinvio" delle questioni più spinose sul tavolo del premier Mario Monti.

Ad ogni modo le ultime ore dei lavori in corso in commissione Industria sembrano andare nel segno di quanto sottolineato con forza dal presidente del Senato, Renato Schifani, ovvero il ritiro di tutti gli emendamenti non strategici. Resta da vedere se le difficile convergenze alle quali si lavora, su alcuni settori che sembrano ormai acquisiti, saranno in tutto e per tutto migliorative del testo iniziale e dunque in grado di soddisfare il governo senza che la "lenzuolata" Monti-Catricalà corra il rischio di apparire annacquata.

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