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Questo articolo è stato pubblicato il 15 febbraio 2012 alle ore 06:39.

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A tre settimane dalle presidenziali russe, l'illusione di una stazione radio libera di criticare il candidato-principe al Cremlino si è infranta nella richiesta di Gazprom Media - azionista di maggioranza di Eco di Mosca - di allontanare dal board i due consiglieri indipendenti, modificando le regole che il mese prossimo condurranno alla formazione di un nuovo cda controllato dalla divisione del monopolio russo del gas. Un consiglio che avrà il potere di rimuovere lo storico direttore di Eco di Mosca, Aleksej Venediktov.
Il portavoce di Vladimir Putin, Dmitrij Peskov, si è affrettato a negare che la decisione sia stata influenzata dalle parole di Putin, che un mese fa aveva accusato la radio di coprirlo di fango (l'espressione era un po' meno elegante) dalla mattina alla sera. Un atteggiamento che Peskov ha definito «poco costruttivo e prevenuto». Nel panorama dell'informazione russa, Ekho Moskvy è una delle poche isole che danno voce a politici dell'opposizione, esclusi dai canali tv di Stato. A contrariare Putin sarebbero poi stati commenti favorevoli al sistema di difesa anti-missile voluto dagli Stati Uniti, motivo per cui il primo ministro ha accusato l'emittente di servire gli interessi degli americani.
«Ora, per la prima volta dal 2001, quando fummo acquisiti da Gazprom Media, ci troviamo in una situazione in cui è tecnicamente possibile licenziare il direttore per ordine del Governo», ha dichiarato ieri Venediktov. Gazprom Media - che controlla il 66% della radio contro il 34% in mano ai giornalisti - avrà infatti il potere di nominare sei consiglieri su nove. Il cambiamento non modificherà la linea editoriale, ha detto a Interfax Irina Zenkova, portavoce di Gazprom Media. E anche Venediktov, che per protesta si è dimesso dal board ma come direttore ha ancora due anni per contratto, ha assicurato in trasmissione che la copertura critica nei confronti del potere non verrà meno, anche se si temono altri giri di vite in questa ultima parte di campagna elettorale.
Eco di Mosca andò in onda la prima volta nel 1990, divenne famosa nel 1991 quando prese posizione sul golpe contro Mikhail Gorbaciov: e ora l'ultimo presidente sovietico, indignato, definisce «schiaffo all'opinione pubblica» la mossa di Gazprom. Mentre Mikhail Prokhorov, l'oligarca che sfiderà Putin al voto del 4 marzo, già promette di aiutare Eco di Mosca a ricomprare la quota di Gazprom Media: «Ho sempre detto - ha spiegato nel suo blog - che una delle mie prime decisioni da presidente sarebbe stata assicurare l'indipendenza di tutti i mass media». Peccato che Prokhorov, nei sondaggi, non vada oltre il 4 per cento.
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