Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2012 alle ore 08:16.

My24


MILANO
Adesso è chiaro che nessuno dei poliziotti presenti negli uffici della Questura di Milano la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, quando Karima-Ruby El Marhoug fu fermata e poi affidata alle cure di Nicole Minetti, credette davvero alla favola di Ruby nipote di Mubarak. A farlo capire è l'ispettore di polizia Ignazio Colletti, che in quella tormentata notte di due anni fa era nella centrale operativa della Questura. Colletti è stato ascoltato ieri nell'udienza del processo che vede imputato Silvio Berlusconi per concussione e prostituzione minorile e ha risposto prima alle domande del pm Antonio Sangermano e poi degli avvocati di Berlusconi, Giorgio Perroni e Filippo Dinacci. «Sono certo che la dottoressa Iafrate, dopo aver parlato con la ragazza, si fosse convinta che non era parente di Mubarak», ha affermato Colletti nel corso di una deposizione a tratti molto tesa. Giorgia Iafrate è il commissario capo che ricevette le numerose telefonate del capo di gabinetto della Questura, Pietro Ostuni, in seguito alle pressioni ricevute dalla presidenza del Consiglio per rilasciare la presunta nipote di Mubarak e affidarla alle cure di Nicole Minetti.
Colletti ha dichiarato di non ricordare che Giorgia Iafrate avesse informato il pm del tribunale minorile, Annamaria Fiorillo, dell'affidamento di Ruby alla consigliera regionale lombarda del Pdl. E non ha saputo spiegare l'incongruenza degli orari tra il rilascio della ragazza marocchina e il reale accertamento della sua identità. Ruby uscì dalla Questura alle due di notte, ma il fax che ne attestava l'identità e che proveniva da un commissariato della Sicilia (dove abitano i genitori della ragazza) arrivò soltanto alle quattro del mattino. Quando Ruby era ormai andata via da un pezzo.
Una conferma che il pm del tribunale dei minori non era d'accordo a rilasciare Ruby è arrivata dall'agente Marco Landolfi, anch'egli presente quella sera in Questura. Ruby, inoltre, venne affidata «formalmente» alla Minetti, ma in realtà nel verbale di affidamento è scritto che la ragazza minorenne avrebbe avuto come domicilio l'appartamento che condivideva con l'amica brasiliana Michelle Conceicao e non l'abitazione dell'ex igienista dentale di Berlusconi. Tutto ciò nonostante il pm Fiorillo avesse dato disposizioni di affidare Ruby a una comunità oppure di trattenerla per la notte in Questura.
Nell'aula del tribunale, intanto, si è tornati a parlare di bunga bunga. All'ex responsabile della comunità Sant'Ilario di Genova che la ospitò dalla fine di giugno 2010, Ruby raccontò di essere stata ospite di una festa ad Arcore ma «negò di aver avuto rapporti sessuali con Berlusconi». È stata la stessa operatrice, Gigliola Graziani, ad affermarlo nel corso della sua testimonianza. Ma ha aggiunto che quando Ruby lasciò la comunità, la altre ragazze ospiti nella struttura le riferirono che la giovane marocchina aveva parlato di «bunga bunga» in casa dell'ex premier. L'udienza è stata aggiornata al 27 febbraio.
Oggi, intanto, la Corte d'Appello di Milano si riunirà in udienza per valutare l'istanza di ricusazione dei giudici del caso Mills. La decisione arriverà probabilmente il 23 febbraio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi