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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2012 alle ore 08:11.

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Saltò fuori dal cilindro dell'allora ministro dell'Economia Giulio Tremonti all'inizio del 2009. Dopo poco meno di due anni di attività è stato sbrigativamente pensionato, senza che, per la verità, nessuno abbia alzato la mano per difenderlo rivendicandone l'utilità.
L'Osservatorio regionale sul credito è stato il protagonista della prima difficile ondata del credit crunch nella Penisola. L'obiettivo delle riunioni, convocate periodicamente nelle sedi delle prefetture italiane, era monitorare la situazione dell'accesso al credito per le famiglie e le imprese, segnalare le situazioni di credito "difficile", facilitare il dialogo tra banche, imprese e associazioni di categoria. Pochi, però, secondo i rapporti conclusivi delle stesse prefetture, i risultati raccolti in diciotto mesi scarsi di attività.
Sul sito web della prefettura di Savona campeggia ancora il banner che permette di inviare segnalazioni alla task force, ma si tratta solo di un residuato informatico della sfortunata esperienza. Le prefetture liguri fanno sapere che in un anno e mezzo, sono state 25 le segnalazioni ricevute, di cui 14 da Genova. Identica situazione nel Trentino Alto Adige. In Veneto l'unico merito dell'osservatorio, secondo quanto riferiscono fonti vicine alla prefettura, è stata la segnalazione di alcune situazioni, isolate, a rischio usura, e poco altro. Ma al di là dell'attività di monitoraggio, è mancata la reale capacità di intervento della task force prefettizia. Come conferma Andrea Caputo, funzionario della prefettura di Palermo, «lo strumento ha funzionato, ma andare oltre le semplici segnalazioni, in Sicilia per lo più riferite alla difficoltà di pagamento da parte della pubblica amministrazione, non era possibile, dati i limiti operativi dell'organismo stesso».
Più fortunata l'esperienza di Milano. In un anno e mezzo la prefettura, che aveva dedicato allo scopo una piccola squadra di consulenti e tecnici esterni, è riuscita a intervenire in un centinaio di casi in cui la stretta creditizia era, a giudizio del comitato, effettivamente motivata.
I più volenterosi, per quanto anche in questo caso i risultati siano apparsi al di sotto delle aspettative, sono stati i funzionari di Trieste e di Napoli. I primi hanno ritenuto utile continuare l'esperienza anche per tutto il 2011, salvo gettare definitivamente la spugna all'inizio di quest'anno. In Campania invece, conclusa l'esperienza dell'osservatorio, il 30 novembre scorso il prefetto partenopeo Andrea De Martino ha sottoscritto un protocollo d'intesa con Banca d'Italia, Abi e alcuni istituti bancari per la prevenzione di racket e usura. L'obiettivo è accertare il livello di utilizzo dei fondi anti-racket e usura, promuovere attività di informazione sull'utilizzo degli stessi e incrementare le attività di microcredito. Le banche aderenti al protocollo d'intesa si sono impegnate ad assumere le decisioni sulle proposte di finanziamento non oltre 30 giorni.
hanno collaborato Salvatore Butera, Jada Ferrero, Nicola Fullin,
Sara Monaci, Francesco Prisco
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