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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2012 alle ore 14:24.

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Sale la tensione tra Roma e New Delhi sul caso «Enrica Lexie». Gli indiani arrestano due MaròSale la tensione tra Roma e New Delhi sul caso «Enrica Lexie». Gli indiani arrestano due Marò

A dieci giorni dalla visita in India del ministro degli Esteri Giulio Terzi, sale la tensione tra Roma e Nuova Delhi per la vicenda della petroliera «Enrica Lexie» e del presunto coinvolgimento di due marò del Reggimento San Marco nella morte di due pescatori indiani. Questa mattina una delegazione italiana dei ministeri degli Esteri, della Difesa e della Giustizia è giunta nella capitale indiana per affrontare la vicenda. A bordo si sono vissuti momenti difficili. La polizia indiana è salita sulla nave italiana per reclamare la consegna di due italiani ritenuti coinvolti nella morte dei due pescatori. I militari hanno opposto il loro rifiuto, citando una questione di diritto internazionale.

Reato di omicidio: si rischia fino alla pena di morte
In mattinata Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due fucilieri di Marina italiani della «Enrica Lexie», sono stati portati a terra e messi sotto custodia della polizia di Kochi. I due militari italiani potrebbero essere trattenuti per un giorno o due e quindi essere consegnati alla polizia dello Stato del Kerala a Kollam, per essere poi portati di fronte a un tribunale: la polizia locale sta indagando i due italiani per l'ipotesi di omicidio sulla base dell'articolo 302 del codice penale indiano, che prevede fino alla pena di morte. L'interrogatorio è avvenuto nella Guest house della polizia centrale del Kerala a Kochi. Secondo l'accusa i fucilieri del "San Marco", incaricati della sicurezza a bordo della petroliera italiana (che appartiene alla società napoletana «Fratelli D'Amato»), avrebbero scambiato il peschereccio «St.Antony» per un'imbarcazione di pirati in fase di attacco e avrebbero aperto il fuoco, uccidendo due uomini. L'episodio è avvenuto mercoledì scorso nel Mar Arabico. I due marò si sono difesi: hanno ribadito la loro estraneità ai fatti, dicendo di aver visto persone armate e di aver sparato sparato colpi d'avvertimento in aria e acqua. Il ministro della Giustizia, Paola Severino, ha riconosciuto che «la situazione non è tranquillizzante».

La delegazione di esperti italiani a New Delhi
Dopo la telefonata del ministro degli Esteri Terzi al collega indiano Krishna, una delegazione di esperti dei tre ministeri italiani (Esteri, Difesa e Giustizia) è giunta a New Delhi. La delegazione, accompagnata dall'Ambasciatore d'Italia Cutillo, si è incontrata con i funzionari indiani per discutere tutti gli aspetti del caso. La riunione si è conclusa con un nulla di fatto. «I Ministri degli Esteri, della Difesa e della Giustizia - ha fatto sapere la Farnesina - continuano a seguire direttamente gli sviluppi del caso, tenendone informato costantemente il Presidente del Consiglio Monti». Una volta terminato l'incontro, la delegazione italiana è stata circondata da una selva di giornalisti e cineprese, segno di quale emozione la vicenda ha suscitato in India.

Il ministro Severino: la giurisdizione è italiana
Intervenuta alla trasmissione «In mezz'ora» su Raitre, il ministro ha chiarito qual è la posizione del Governo di Roma su questa vicenda: il fatto è avvenuto in acque internazionali, su una nave battente bandiera italiana, quindi la giurisdizione è italiana. «Abbiamo trattato tutta la notte» ha ricordato il ministro, che ha aggiunto: «Abbiamo comunque un'idea molto precisa: il fatto è avvenuto in acque internazionali, su una nave che batte bandiera italiana».

La delegazione di Roma ha messo in evidenza che la presenza di militari a bordo di navi mercantili è regolata da una specifica legge italiana che risponde anche alle esigenze delle risoluzioni delle Nazioni Unite in materia di lotta alla pirateria. È stato, infine, ricordato che i militari sono organi dello Stato italiano e che pertanto godono dell'immunità dalla giurisdizione rispetto agli Stati stranieri.

Console in contatto con l'unità di crisi
L'assistenza e la tutela dei nostri connazionali coinvolti è assicurata dal Console Generale d'Italia a Mumbai che, in contatto con l'Unità di crisi della Farnesina e in collegamento con gli esperti dei tre Ministeri, è presente a tutte le attività poste in essere dalle forze dell'ordine locali.

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