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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2012 alle ore 07:41.

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BRUXELLES - Otto «priorità chiare per rafforzare la crescita». Il tutto in una lettera che dodici leader europei, primi firmatari il premier britannico David Cameron, Mark Rutter per l'Olanda e Mario Monti per l'Italia, hanno messo a punto in previsione del vertice europeo del prossimo primo marzo. Destinatari della missiva - firmata anche dai primi ministri di Spagna, Finlandia, Irlanda, Repubblica Ceca, Lettonia, Finlandia, Slovacchia, Svezia ed Estonia - il presidente permanente dell'Unione, Herman Van Rompuy e il numero uno della Commissione, Manuel Barroso.

Iniziativa di un certo peso, lanciata non a caso nel giorno in cui l'Eurogruppo ha avviato la faticosa trattativa finale sulla concessione della seconda tranche di aiuti da 130 miliardi alla Grecia. Segnale inequivocabile della direzione di marcia che buona parte dei Paesi europei intendono imprimere alle prossime mosse di un'Eurozona che fatica a individuare la strada per imboccare con decisione la strada della crescita e del sostegno all'occupazione.
L'Italia ha fatto la sua parte, agganciandosi abilmente a un treno già in corsa e offrendo un contributo fattivo alla stesura del testo. L'enfasi - secondo quanto ha fatto sapere il ministro per le Politiche europee, Enzo Moavero Milanesi - è soprattutto nel passaggio, ben visibile nel punto 7, che mira a promuovere «un mercato del lavoro ben funzionante che offra opportunità di occupazione e, cosa fondamentale, favorisca livelli maggiori di partecipazione al mercato del lavoro da parte di giovani, donne e lavoratori più anziani».

Non è certo usuale - si fa osservare in ambienti del Governo italiano - che si parli in modo così diretto di mercato del lavoro in un documento che reca come primo firmatario il premier britannico. E tuttavia lo stesso Moavero, intervenuto ieri Consiglio Competitività, ha invitato a non leggere la lettera «in competizione» con l'analoga, recente iniziativa congiunta di Francia e Germania: «Esistono svariati precedenti di lettere franco-tedesche di ispirazione al Consiglio europeo. In questo caso, abbiamo un altro gruppo di Paesi che hanno lo stesso tipo di ambizione di contribuire alla riflessione dell'Unione in vista del Consiglio stesso». Analogie, differenze tra i due documenti? Secondo Moavero, su molti punti «vi possono essere delle differenze di accento. Ma la lista e il catalogo che ne viene fuori penso sia un interessante spettro di come 12 su 27 membri vedono la possibilità di una via europea alla crescita».

Ed è proprio uno dei passaggi della missiva dei dodici relativo alla liberalizzazione del settore dell'energia a sollevare le obiezioni di Germania e Francia. La crescita - si osserva nella premessa - è in una fase di stallo, la disoccupazione è in aumento, i cittadini e le imprese si trovano di fronte «a situazioni che sono le più difficili tra quelle incontrate da molti anni a questa parte». E allora è giunto il tempo di costruire una «maggiore competitività e correggere gli squilibri macroeconomici». In primo piano l'apertura al mercato del settore dei servizi «che oggi rappresentano quasi i quattro quinti della nostra economia», e l'istituzione di un vero mercato unico digitale. La scommessa è costruire dal 2014 un mercato interno «autentico, efficace ed efficiente nel settore dell'energia», raddoppiare l'impegno nei confronti dell'innovazione «creando l'Area europea della ricerca», ridurre il peso delle normative europee. Infine, si sollecitano «un'ulteriore spinta politica all'approfondimento dell'integrazione economica con gli Stati Uniti» e azioni decisive «per offrire dei mercati globali aperti».

Moavero, ha confermato la disponibilità di Milano a ospitare la futura sede della Corte unitaria dei brevetti. L'Italia - ha aggiunto - apprezza la proposta della Commissione sui requisiti di trasparenza relativi ai pagamenti effettuati dalle società (da noi l'Eni) che operano nel settore dell'industria dell'estrazione di materie prime o forestali nei paesi terzi. «La normativa deve però essere sufficientemente precisa per evitare differenze tra Paese e Paese».

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