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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2012 alle ore 06:38.

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Se non proprio un fallimento, di sicuro è una falsa partenza. Tra giugno e luglio, gli acconti della cedolare secca sugli affitti hanno fruttato allo Stato 329 milioni di euro. Cifra che, grazie al saldo da versare nei prossimi mesi, dovrebbe arrivare a poco meno di 500 milioni per tutto il 2011. Tanto per dare un'idea, il dipartimento delle Finanze – nelle audizioni in vista del decreto legislativo sul fisco municipale – aveva previsto 2,6 miliardi. Cinque volte tanto.
I dati sono ancora parziali, e vanno letti con cautela, ma consentono di fare un paio di congetture. Primo: la nuova tassa piatta, per ora, non sembra aver convinto moltissimi dei 2 milioni di proprietari di case affittate. Secondo: l'emersione delle locazioni in nero è stata inferiore alle attese.
Oggi è impossibile capire quanti di coloro che hanno scelto la cedolare siano proprietari che già affittavano in regola e quanti, invece, siano usciti dal sommerso spinti dai vantaggi della nuova imposta (o dal timore delle sanzioni). Per saperlo, servirebbe un'elaborazione delle Entrate, che però – fanno sapere dagli uffici – non potrà arrivare prima della presentazione del 730 e di Unico 2012, così da poter conteggiare le opzioni esercitate sui vecchi contratti.
Per adesso, quindi, si può solo ragionare per scenari. Se tutti coloro che hanno optato per la tassa piatta fossero soggetti che pagavano già le tasse, lo Stato perderebbe circa 170 milioni, pari al risparmio "regalato" dalla cedolare rispetto alla tassazione ordinaria. Se invece fossero tutti evasori pentiti, l'Erario incasserebbe quasi 500 milioni di euro in più. Ma, tra le due, quest'ultima pare l'ipotesi meno probabile. D'altra parte, ragiona il dirigente di un'associazione della proprietà edilizia, «tra i titolari di vecchi contratti, moltissimi hanno atteso». E la stessa cosa dev'essere successa anche per gli inquilini, che pure dal 7 giugno 2011 hanno la possibilità di denunciare i padroni di casa ottenendo un affitto superscontato .
Il numero di denunce è ancora ridotto secondo Aldo Rossi, segretario nazionale e responsabile dell'ufficio legale del Sunia: «Da luglio a oggi sono circa mille gli inquilini che si sono rivolti ai nostri uffici con la volontà di denunciare i proprietari che non hanno registrato il contratto o che non hanno mai stipulato accordi scritti. Dopo la fine del periodo di sanatoria, durante il quale a noi non risulta alcuna regolarizzazione spontanea, solo il 10-15% dei proprietari ha contattato il proprio inquilino proponendo un contratto, almeno tra i casi sottoposti alla nostra attenzione». D'altra parte, la denuncia è davvero in discesa solo per chi ha in mano un contratto scritto e non registrato. Gli altri inquilini devono procurarsi delle prove (bollette, posta, testimonianze) e rischiano di essere trascinati in tribunale dal proprietario.
Senza dimenticare che i redditi dichiarati a volte sono così bassi da escludere la convenienza del nuovo tributo. Nel 2008 – unico anno per cui l'elaborazione è stata effettuata da Territorio e Finanze – quasi il 60% dei titolari di abitazioni locate ha dichiarato redditi fino a 26mila euro: un importo che rende il regime ordinario più vantaggioso della cedolare in un caso su tre (si veda Il Sole 24 Ore del 14 marzo 2011).
Tornano alla mente, allora, le parole del direttore delle Entrate, Attilio Befera, secondo cui la cedolare può generare un miliardo di maggiori incassi per lo Stato grazie all'emersione del nero, ma in tempi lunghi.
Forse, però, qualcosa sta cambiando, almeno a giudicare dal trend delle ultime settimane. «Abbiamo riscontrato più richieste di informazioni e più pratiche avviate – sostiene il segretario generale del Sicet, Guido Piran – e oggi ne contiamo circa 1.200. Un aumento legato probabilmente anche al messaggio positivo trasmesso dalle "operazioni-Cortina" avviate di recente dalle Entrate». Qualche segnale arriva anche dalla proprietà. Mentre dalla sede di Confedilizia trapela grande prudenza a commentare dati ancora «interlocutori», il presidente onorario dell'Uppi, Giacomo Carini, rileva: «Abbiamo registrato un aumento di denunce in tutta Italia, da una cinquantina iniziali a un raddoppio nell'ultimo periodo. Spesso si tratta di casi in cui c'era un accordo tra le parti: niente contratto a favore di un canone più basso. Poi a causa di qualche lite, l'inquilino decide di far valere le sue ragioni». Ora resta da capire se la tendenza si consoliderà.
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NOI E GLI ALTRI I tributi
REGNO UNITO
1%
La «stamp duty»
I redditi di locazione sono sempre tassati ad aliquota marginale, ma il proprietario può dedurre dall'imponibile le spese sostenute per la casa (ad esempio, per lavori di riparazione). In Italia, invece, la deduzione è forfettaria per chi resta al regime ordinario ed è del tutto assente per chi sceglie la cedolare. Oltre all'imposta sui redditi, c'è la stamp duty dell'1% sui canoni oltre 125mila sterline
FRANCIA
5-45%
Le aliquote
Tassazione ad aliquota marginale (dal 5 al 45%) con deduzione analitica delle spese e tassa sulla pubblicità fondiaria. A carico dell'inquilino è prevista la taxe d'habitation, calcolata sul valore catastale e variabile a seconda delle città
SPAGNA
60%
La deduzione
La tassazione è ad aliquota marginale, con possibilità di dedurre le spese ma dal 60 al 100% a seconda dei casi

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