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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2012 alle ore 12:17.

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Primavera araba e svolta democratica aprono nuove prospettive per i rapporti economici tra Italia e Marocco. «La primavera araba così come viene definita – spiega Saad Dine El Otmani, ministro degli Affari esteri e della cooperazione marocchino – non corrisponde alla situazione attuale del Mediterraneo. Più che altro ci troviamo di fronte ad una transizione politica, verso più democrazia e rispetto dei diritti umani. Per natura si tratta di un processo lungo e progressivo.

Il 5+5 è stato un'occasione per incentivare il dialogo tra l'Italia e il Marocco e tra tutti i nostri Paesi, soprattutto dopo i cambiamenti che sono avvenuti nel sud del Mediterraneo. Cambiamenti politici di grande portata nell'area e un avanzamento per quanto riguarda il Marocco che ha visto svilupparsi il percorso democratico. Questo ovviamente ha acceso un altro clima nella zona, più favorevole ai rapporti anche economici».

Ma in concreto che cambiamenti dobbiamo aspettarci?
Noi abbiamo affermato come delegazione marocchina che l'unione tra i Paesi del Mediterraneo del nord e del sud deve partire da un partenariato che sia equilibrato e mutualmente vantaggioso per le due sponde, al fine di superare le sfide che ha di fronte la regione. Va anche sottolineata l'importanza dell'Unione del Maghreb arabo, riunitosi a Rabat. Questa evoluzione ha creato un nuovo clima tra i Paesi maghrebini. Nasce un interlocutore nuovo anche per l'Europa.

E per l'Italia?
Per l'Italia in particolare, perché con il vostro Paese i rapporti economici sono molto buoni e possono assolutamente ancora migliorare.

Quali opportunità per le imprese italiane?
Il Marocco è un Paese stabile che ha fatto una evoluzione e non una rivoluzione. La crescita è alta se si pensa che è al di là del 4 per cento. E il volume degli investimenti è rimasto anch'esso notevole. Per questo sottolineo che c'è spazio per l'impresa e la tecnologia italiana con particolare attenzione alle Pmi. Ma L'Italia deve tuttavia aumentare la sua presenza e attività di promozione in Marocco, essere più dinamica.

In Italia è anche cresciuta in questi anni un'importante comunità marocchina...
La comunita marocchina in Italia non cessa di aumentare, dunque si prospetta una sfida per i due Paesi, ed è per questo che c'è bisogno di una continuo lavoro di interscambio. Ne sto parlando in questi giorni anche con il ministro Riccardi per iniziative comuni.

Sull'immigrazione non sempre tra Italia e Marocco ci si è intesi. Gli accordi, a cominciare da quello di riammissione, non sono mai decollati.
Voglio sottolineare che oggi non è più una emigrazione da sud a nord ma da sud a sud. E anche dal nord a sud. Ecco perché l'adozione unilaterale da parte dei Paesi del nord di decisioni e politiche in materia di immigrazione è divenuta davvero inappropriata. C'è bisogno di una rinnovata politica sul tema, sulla base del dialogo. La questione della riammissione dei clandestini è al vaglio dell'Unione europea, con un processo di negoziazione, aperto da anni, che ancora non ha trovato soluzioni soddisfacenti per entrambi.

Le primavere stanno avendo anche il volto tragico della repressione in Siria. Qual è la vostra posizione?
C'è la necessità di prendere un'iniziativa araba per fermare il sangue. In questo caso sarà utile la riunione "Amici della Siria" che si terrà in Tunisia proprio venerdi, per insistere sul rifiuto di tutti gli interventi militari nel Paese.

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