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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2012 alle ore 06:37.

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Si riaprono a sorpresa i giochi e le quote di coinvolgimento dei creditori privati, meglio noto come Private sector involvement (Psi), nel salvataggio della Grecia. La clamorosa riapertura del dossier è sorta nel tentativo di assicurare che il rapporto debito/Pil scenda al 120% entro il 2020 come chiesto dal Fondo monetario internazionale di Christine Lagarde e dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, visto che con il secondo prestito di 130 miliardi di euro alla Grecia più il riscadenziamento del debito si arriverà solo a quota 129% del Pil.
Da Atene è arrivata la notizia che ieri sera alcuni funzionari del ministero delle Finanze greco hanno incontrato a Bruxelles, a margine della trattativa dei ministri delle Finanze europei, la cosiddetta "troika" dei rappresentanti dei creditori privati (da non confondersi con la "troika" dei creditori ufficiali composta da funzionari della Banca centrale europea, Unione europea e Fondo monetario internazionale), un trio composto appunto da Charles Dallara, managing director dell'Institute of International Finance (Iif), il ceo di Deutsche Bank, Josef Ackermann, che è anche presidente Iif, e da Jean Lemierre, un consigliere di Bnp Paribas, in rappresentanza di 450 banche e fondi privati tra i maggiori al mondo.
Un funzionario del ministero delle Finanze greco ieri ha confidato che l'oggetto dei colloqui è stato a sorpresa l'incremento della partecipazione del settore privato (Psi), senza fornire ulteriori dettagli. Insomma se alcuni Paesi (Olanda e Finlandia in primis) non vogliono versare più soldi ad Atene, se la Bce tentenna nel rinunciare alle sue plusvalenze sui bond greci, non resta che chiedere un ulteriore sacrificio ai privati dopo quelli concordati al summit Ue del 26 ottobre.
La Grecia ha già chiesto ai grandi investitori privati, che detengono circa 200 miliardi di euro in bond del debito, ad accettare l'adesione allo scambio "volontario" che prevede perdite del 50% del valore facciale, il pagamento diretto del 30%, forse in bond garantiti dall'Efsf, e nuove emissioni trentennali per il 70% a un tasso del 3,6%, il che equivale a una perdita complessiva del 70% del capitale investito.
Una cifra già rilevante, ma ieri si è tornati a chiedere ai creditori privati di subire un haircut (un taglio) più elevato del valore nominale delle obbligazioni, o una ulteriore riduzione sul tasso d'interesse pagato, un nuovo sacrificio per aiutare la Grecia a soddisfare gli obiettivi di riduzione del 120% del debito/Pil nel 2020.
A differenza del caso argentino del 2001, pari a 95 miliardi di dollari di default, nel caso greco i piccoli risparmiatori, che detengono 16 miliardi circa di bond sui circa 216 in mano ai privati, non sarebbero coinvolti nello swap.
Poi c'è il problema del varo di una legge greca sulle clausole collettive, che potrebbe essere varata nei prossimi giorni dal Parlamento, una norma che potrebbe essere utilizzata per imporre retroattivamente le perdite ad alcuni hedge funds che si rifiutano di aderire allo swap.
Per approvare il Psi c'è bisogno di una maggioranza qualificata di creditori istituzionali (banche e fondi) del 75 per cento. La clausola collettiva scatta infatti solo al raggiungimento di questa maggioranza. La procedura è molto simile a quella di un concordato preventivo (articolo 160 della legge fallimentare italiana).
L'offerta di scambio dovrebbe essere formalizzata l'8 marzo, da concludersi entro l'11, nove giorni prima, dunque, della scadenza di titoli per 14,5 miliardi che Atene deve rifinanziare, pena il default.
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I temi sul tavolo
1
Bilanci sotto controllo
Oggi i ministri delle Finanze dell'Unione europea discuteranno due regolamenti proposti dalla Commissione. Il primo prevede che i Governi nazionali presentino a Bruxelles, entro il 15 ottobre di ogni anno, la Finanziaria per l'anno successivo.
Inoltre, il testo permette alla Commissione europea di mettere sotto sorveglianza i Paesi ritenuti a rischio di instabilità finanziaria
2
Authority nazionali sui conti
Il secondo regolamento proposto dall'Esecutivo comunitario prevede che i Governi nazionali si dotino di organismi indipendenti con il compito di garantire previsioni economiche corrette sulle quali poi mettere a punto i bilanci pubblici. L'obiettivo sarebbe quello di anticipare le regole del fiscal compact. Resta da capire quale sarà la posizione del Regno Unito e della Repubblica Ceca
3
Faro sugli squilibri
L'Ecofin di oggi esaminerà anche il primo rapporto della Commissione europea sugli squilibri macroeconomici dell'Unione. Un tema che potrebbe rivelarsi più controverso dei due punti precedenti. La Commissione ha individuato un gruppo di Paesi da analizzare in modo approfondito, ma tra questi non c'è la Germania, nonostante il suo elevato surplus delle partite correnti

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