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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2012 alle ore 10:10.

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BRUXELLES – Dopo 13 ore di negoziati i governi della zona euro hanno dato questa mattina all'alba il via libera per un nuovo piano di aiuti alla Grecia. L'accordo a 17 è giunto grazie a un maggiore contributo dei creditori privati nella ristrutturazione del debito pubblico greco, accettando di assumersi una perdita del 53,5%, più elevata del previsto, sulle obbligazioni greche attualmente in circolazione.

L'operazione deve ora passare al vaglio dei mercati finanziari e dei parlamenti nazionali. In questo momento, e mentre l'accordo è allo studio degli investitori finanziari e degli esperti giuridici, la partita appare tutta in salita. Non è chiaro se i nuovi termini della ristrutturazione del debito possano essere ritenuti volontari dagli investitori, evitando di far scattare il fallimento sovrano.

«Abbiamo raggiunto un'intesa di lungo respiro su un nuovo programma per la Grecia che comporterà una riduzione significativa del debito pubblico greco – ha dichiarato in una conferenza stampa questa mattina il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker – L'obiettivo è di assicurare il futuro della Grecia nella zona euro».

Un rapporto della Troika, distribuito ai governi della zona euro nei giorni scorsi, ha rivelato agli stati membri della zona euro che il debito greco sarebbe sceso al 129% del prodotto interno nel 2020, secondo lo scenario economico più realista. L'obiettivo dei governi era di portare il passivo al 120% del Pil attraverso una impegnativa ristrutturazione del debito e naturalmente un risanamento del bilancio.

Nelle trattative di questa notte i ministri dell'Eurogruppo sono stati costretti a trovare un modo per ridurre ulteriormente il debito al 120% del Pil, l'unico modo per assicurarsi la partecipazione del Fondo monetario internazionale nel pacchetto di aiuti da 130 miliardi di euro. Risultato: è stata riaperta l'intesa con le banche creditrici.

Dopo negoziati-maratona, gli istituti creditizi hanno deciso di sobbarcarsi una perdita del 53,5% sul valore facciale delle obbligazioni, anziché del 50%. Secondo Barclays Capital l'operazione così strutturata potrebbe far scattare i CDS, i contract default swaps, i contratti che permettono agli investitori di coprirsi contro il pericolo di un'insolvenza.

Oltre a capire come si comporteranno i mercati - sui titoli greci ma anche sulle obbligazioni degli altri paesi della zona euro in difficoltà - i governi dovranno monitorare attentamente le prossime ratifiche nazionali. In Olanda, Finlandia e Germania, il nuovo pacchetto a favore della Grecia dovrà essere valutato anche dai parlamenti locali.

In questi paesi è cresciuta l'insofferenza nei confronti della classe politica del paese mediterraneo, ritenuta inaffidabile e bizantina. Prima della riunione-fiume di ieri il ministro delle Finanze olandese aveva dichiarato: «Sono personalmente favorevole a una Troika permanente ad Atene. Quando si guarda alle numerose derive di cui siamo stati testimoni in Grecia, una presenza permanente appare necessaria».

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