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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2012 alle ore 18:28.

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Stefano FassinaStefano Fassina

Stefano Fassina rimette alla segreteria del Pd la decisione sulla propria partecipazione alla manifestazione della Fiom del 9 marzo, per stemperare le polemiche su questa sua decisione e per «rafforzare la responsabilizzazione di tutti verso le posizioni collegialmente deliberate». Lo scrive lo stesso Fassina su Facebook.

Il responsabile economico del Pd aveva annunciato che sarebbe sceso in piazza con il sindacato dei metalmeccanici Cgil il 9 marzo per la vertenza Fiat e a difesa dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. «C'è un gravissimo problema di democrazia nelle aziende del gruppo Fiat», aveva detto sostenendo che «ascoltare i lavoratori in un momento così difficile faccia parte dei compiti di un grande partito democratico».
Le sue parole ad alcuni, dentro il partito, non erano piaciute. A partire dal senatore Stefano Ceccanti che aveva chiesto se la partecipazione annunciata fosse «puramente individuale o decisa in qualche organo». «Come si può conciliare con il sostegno forte e convinto al governo Monti - ha sostenuto Ceccanti - comprese le materie elencate nella piattaforma che sono quelle centrali nella sua azione?»

Stefano Fassina precisa che la manifestazione Fiom «non ha come obiettivo il governo Monti». La piattaforma, sottolinea «indica i seguenti punti: 'Riconquistare il contratto a partire da Fiat, estendere l'occupazione, i diritti e l'articolo 18, garantire il reddito e la cittadinanza'». Partecipare senza aderire, dice il responsabile economico democratico «non vuole dire sottoscrivere le singole rivendicazioni proposte dagli organizzatori. Vuol dire dimostrare sensibilità politica verso le drammatiche condizioni di milioni di lavoratori e lavoratrici». Ma in questo momento quello che più importa a Fassina è «l'unità della 'ditta'». Ed è da questa convinzione che deriva la decisione di rimettere alla segreteria nazionale la scelta della sua partecipazione alla manifestazione Fiom.

Intanto Matteo Orfini, responsabile cultura del Pd, annuncia che lui alla manifestazione ci sarà. «A dividerci - secondo Orfini - non è il giudizio sul governo Monti, che non è nemmeno l'oggetto della manifestazione Fiom, ma il giudizio su Marchionne».
Non ha preclusioni a partecipare allo sciopero l'ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano che non vede alcuna contraddizione tra un corteo al fianco dei metalmeccanici e l'appoggio al governo Monti «perchè altrimenti vorrebbe dire che non possiamo criticare il Governo ed invece io lo faccio con spirito costruttivo». Che poi è la posizione che Pier Luigi Bersani esprime con i suoi: il Pd «sta dove stanno i lavoratori e quindi, se condividiamo la piattaforma, non c'è nulla di male a stare là dove c'è un'occasione di mettere le orecchie a terra sui problemi».

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