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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2012 alle ore 06:37.

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L'ipotesi di stretta sulla delicata frontiera fra fondazioni e banche rimane nella bozza del decreto liberalizzazioni, ma è possibile che si riveli differente da quella originariamente immaginata sulle partecipazioni multiple degli enti negli istituti. Simona Vicari (Pdl), relatrice del decreto in Senato, ha detto ieri sera che «non c'è molta disponibilità del Tesoro» sulla proposta iniziale di emendamento che vieterebbe alle Fondazioni di detenere quote azionarie bancarie diverse da quella "principale" (cosiddetta "conferitaria"). L'esecutivo è invece «disponibile» sull'introduzione di limiti sui cosiddetti incarichi incrociati: i rappresentanti di un ente in una banca non potrebbero sedere in organi di altri istituti. Ma anche su questo punto sarà decisiva la formulazione finale e il confronto con il divieto di cumulo di incarichi in banche e assicurazioni previsto dall'articolo 36 del decreto «salva-Italia» (il tavolo tecnico al Tesoro si apre proprio domani). L'ultimo rebus da sciogliere sembra essere dunque se una Fondazione possa avere rappresentanti soltanto nel board della banca conferitaria o anche in altre banche partecipate, ancorché senza cumuli in capo alle stesse persone.
Oltre 21 anni dopo il varo della legge Amato-Carli, la regulation delle fondazioni registrerebbe comunque un nuovo sviluppo: assimilabile, nell'approccio, all'atto di indirizzo varato nel 2001 dall'allora viceministro Vincenzo Visco. Nel mirino finirono all'epoca gli incarichi multipli fra fondazioni e società controllate o partecipate dalle banche conferitarie: come ad esempio quelli del presidente della Fondazione CariVerona, Paolo Biasi, in Mediobanca e Generali. La fondazione scaligera e la Crt, azioniste "conferitarie" di UniCredit, lo sono attualmente anche di Mediobanca, a valle. Fabrizio Palenzona fa parte di entrambi i consigli, ma la sua posizione è già ricaduta nella riforma "articolo 36". Anche l'Ente Cassa Bologna è socio sia di Intesa Sanpaolo che di Mediobanca e il suo presidente, Fabio Roversi Monaco, è entrato recentemente nel board di Piazzetta Cuccia (ma siede solo in quello).
Se restasse d'attualità, il divieto stretto di partecipazioni bancarie multiple metterebbe in discussione interventi da parte di altre fondazioni sul 15% della Banca Mps messo in vendita dall'ente senese. O chiuderebbe del tutto la strada al rafforzamento della stessa CariVerona nel Banco Popolare, caldeggiato dal sindaco scaligero Flavio Tosi. Oltre sessanta Fondazioni sono oggi azioniste dirette della Cassa depositi e prestiti, che però non è una banca in senso proprio (come, al momento, neppure il Bancoposta, di cui è ventilata la privatizzazione).
Al Montepaschi, d'altronde, era rivolta un'altra previsione dell'atto Visco: il divieto di ricoprire cariche negli organi di fondazioni per chi avesse contribuito in precedenza a designarne gli organi e non avesse lasciato la propria carica da almeno un anno (in concreto ne venne colpito l'allora sindaco di Siena Pierluigi Piccini). Questo profilo della governance degli enti è oggi al centro della «Carta delle Fondazioni», attesa al lancio al congresso del centenario Acri, in giugno a Palermo. La bozza è quasi pronta: il presidente Giuseppe Guzzetti sta completando un road-show tra le 81 fondazioni associate. La «Carta» dovrebbe vedere la luce nel consiglio Acri del 14 marzo, che convocherà l'assemblea annuale per il 4 aprile. Il presidente della Cariplo – di cui è scontata la riconferma alla guida del consiglio Acri in rinnovo – intende rilanciare l'autonomia delle fondazioni (sancita nel 2003 da due sentenze della Corte costituzionale) con un nuovo pacchetto di standard statutari condivisi. Tre i focus della Carta: i requisiti di onorabilità e professionalità per gli incarichi di vertice e un set di incompatibilità "in entrata" e "in uscita"; criteri di diversificazione e controllo del rischio nella gestione patrimoniale; sviluppo della pianificazione poliennale e di modelli evoluti di monitoraggio delle erogazioni.
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INCROCI E CDA

Organismo duale
La "governance" delle Fondazioni bancarie è duale: i membri dell'organo di indirizzo sono designato da enti locali e altri soggetti della società civile previsti dallo statuto e designano l'organo di amministrazione (solo il presidente è unico). Nessun appartenente agli organi della Fondazione può rappresentarla nei consigli della banca conferitaria o di altre partecipate. L'articolo 36 del decreto salva Italia introduce l'incompatibilità fra incarichi nei consigli di banche e assicurazioni concorrenti.

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