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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2012 alle ore 06:41.

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Ore 8:30, Buenos Aires: è l'inferno alla stazione di Once, dove un treno per pendolari della linea urbana Sarmiento non riesce a frenare, investe alla velocità di 26 chilometri all'ora la banchina e poi deraglia impazzito. Una strage, sembra per un'avaria all'impianto frenante, in un orario un cui la stazione è affollata e i treni sono pieni.
Il bilancio delle vittime si aggrava di ora in ora. Il portavoce della Polizia federale, Fernando Sostre, in serata fa sapere che i morti accertati sono almeno 49, i feriti superano i 600, 200 dei quali gravi. Il direttore generale della Protezione Civile argentina, Daniel Russo, ha definito «angoscioso» il compito delle squadre di soccorso: all'interno dei vagoni rovesciati vi sono «cataste di corpi». Decine i passeggeri rimasti intrappolati tra le lamiere del convoglio, con le squadre di soccorso costrette a entrare dai tetti accartocciati delle carrozze. Sulla linea Sarmiento, che collega la capitale con i quartieri a ovest di Buenos Aires, transitano ogni mese dieci milioni di persone.
L'incidente, il peggiore degli ultimi 30 anni, fa seguito a un altro grave episodio che aveva coinvolto lo scorso settembre due treni e un bus causando la morte di 11 persone. Nel 2011 quattro passeggeri morirono sempre in un incidente ferroviario. La fragilità del sistema argentino è scandita dalle sciagure: andando a ritroso, nel marzo del 2008 un bus era stato travolto da un treno a Dolores, a 200 chilometri da Buenos Aires, provocando 18 morti e 47 feriti. I peggiori disastri risalgono al 1970, quando morirono oltre 230 persone, e al 1978, quando ci furono 55 vittime.
All'inizio degli anni 90 il Governo di Carlos Menem ha avviato la privatizzazione delle ferrovie, all'epoca in gravissima perdita (un miliardo di dollari all'anno), dando in concessione solo la gestione dei treni. Un'operazione fallimentare, anche dal punto di vista finanziario. Il sistema è andato avanti grazie a sostanziosi sussidi statali, lontano dagli standard di efficienza necessari. Gran parte del network ferroviario del Paese è antiquato, pur essendo i treni uno dei mezzi di trasporto più utilizzati nell'enorme regione metropolitana di Buenos Aires, con 14 milioni di abitanti. Ma sono continue le denunce e le proteste per i disagi e la mancanza di sicurezza del sistema. A questo proposito ieri sono subito partite le accuse per la responsabilità dell'incidente. Il capo dell'Union Ferroviaria, Roberto Nunez, ha incolpato la Sarmiento, la ditta che gestiva il treno, di «mancanza di controlli». E l'associazione dei ferrovieri "La Fraternidad" ha ricordato che gruppi come la Sarmiento hanno «dimostrato in più occasioni le carenze» del loro sistema che si affida a vagoni che risalgono «agli anni 60».
Dopo quanto accaduto, la presidente Cristina Fernandez de Kirchner ha rinviato un intervento in programma in serata alla Casa Rosada sul contenzioso diplomatico tra Argentina e Gran Bretagna sulle isole Falkland-Malvinas.
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INEFFICIENZA
Una svolta mancata
Agli inizi degli anni 90 il sistema ferroviario argentino, schiacciato da bilanci pesantemente in rosso - 1 miliardo di dollari di perdite all'anno - viene privatizzato. O meglio, vengono dati in gestione ai privati solo i treni e non le infrastrutture, con esiti modesti
Parabola discendente
Il sistema va avanti grazie ai sussidi pubblici, ma nei fatti non mostra progressi e standard di efficienza necessari. Il risultato è che gli incidenti ferroviari si susseguono negli anni, sino a quello gravissimo di ieri

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