Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2012 alle ore 17:34.

My24
Un'immagine catturata da un video caricato su YouTube mostra la giornalista del quotidiano francese Le Figaro, Edith Bouvier, sdraiata su un letto d'ospedale nella città di Homs dopo essere stata ferita durante gli attacchi delle forze siriane nel quartiere di Bab Amr (AFP Photo)Un'immagine catturata da un video caricato su YouTube mostra la giornalista del quotidiano francese Le Figaro, Edith Bouvier, sdraiata su un letto d'ospedale nella città di Homs dopo essere stata ferita durante gli attacchi delle forze siriane nel quartiere di Bab Amr (AFP Photo)

Mentre il presidente francese Nicolas Sarkozy, come la madre di Marie Colvin, l'inviata del Sunday Times uccisa assieme al fotoreporter 28enne a Homs, città ribelle siriana, sostiene che i due giornalisti sono stati assassinati, la repressione del governo di Damasco diventa sempre più sanguinosa. È di almeno 23 nuove vittime tra la popolazione il bilancio odierno della repressione: un massacro, denunciano fonti dei Comitati Locali di Coordinamento della Rivoluzione, una delle principali organizzazioni dell'opposizione, secondo cui al computo vanno aggiunti diciassette disertori, i cui cadaveri sono stati rinvenuti nel carcere di Jamal al-Zaouya a Idlib, capoluogo dell'omonima provincia nord-occidentale, a ridosso del confine con la Turchia.

Stamattina Edith Bouvier - l'altra giornalista francese ferita ieri a Homs nell'attacco che è costato la vita a Colvin e Remi Ochlik - ha chiesto di potersi spostare in Libano in sicurezza: ha una gamba rotta e deve essere operata. Oggi invece la maggior parte dei civili, dieci, sono stati uccisi a Kafar Alton, nella provincia centrale di Hama: tra essi anche un'intera famiglia di sei persone, compresa una bimba di appena 3 anni, che sono state passate per le armi. Altri nove morti nella provincia orientale di Deir Ezzor, due in quella meridionale di Deraa, una in quella settentrionale di Aleppo e l'ultima nella stessa Idlib. Mancano peraltro dati aggiornati sulla situazione nella città-martire di Homs, assediata da venti giorni e sottoposta anche oggi a pesanti bombardamenti.

Dal punto di vista diplomatico non ci sono sostanziali novità: Russia e Cina insistono chel'unica via per arrivare a una soluzione della crisi siriana parte «dalla veloce interruzione dei qualsiasi violenza» e passa attraverso «l'avvio di un dialogo inclusivo fra autorità e lopposizione senza condizioni preliminari, mirato ad una soluzione pacifica e che escluda l'ingerenza straniera negli affari siriani». Questo messaggio, secondo una nota del ministero russo degli Esteri, è l'esito di una telefonata oggi tra il capo della diplomazia moscovita, Sergey Lavrov, e il collega cinese Yang Jiechi. I due ministri, conclude la nota, «hanno discusso i possibili passi da intraprendere con gli obiettivi indicati». La Russia, salvo ripensamenti dell'ultima ora, domani non sarà alla conferenza sulla Siria di Tunisi, mentre la Cina non ha ancora deciso. I due Paesi portano avanti una linea comune in sede di Consiglio di Sicurezza e hanno bloccato due risoluzioni di condanna della violenta repressione messa in atto dal regime siriano contro le proteste.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi