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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2012 alle ore 08:13.

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CITTÀ DEL MESSICO. Dal nostro inviato
Il forte aumento nelle ultime settimane del prezzo del petrolio si sta profilando come il rischio più grave, insieme alla crisi europea, per le prospettive di una crescita globale già fragile. Lo sottolineerà oggi nel suo comunicato il G-20, i cui ministri finanziari e governatori delle banche centrali sono riuniti da ieri sera a Città del Messico.
Sul fronte della crisi dell'Eurozona, anche se nessuna soluzione definitiva era attesa dagli incontri di questi giorni, c'è una forte pressione da parte di tutti gli altri partner sull'Europa, ma in particolare sulla Germania, principale o ormai quasi unico ostacolo, perché sblocchi l'aumento delle risorse necessarie a costruire una barriera anti-contagio (il cosiddetto firewall) più robusta a livello europeo, prima che si possa procedere a un'operazione analoga con l'incremento delle risorse a disposizione del Fondo monetario. Quest'ultima, secondo diversi partecipanti alle riunioni messicane, resta comunque in tabella di marcia per essere approvata, almeno nei suoi termini di massima, agli incontri di aprile dell'Fmi, sempre che la parte europea sia stata nel frattempo completata. A Città del Messico, infatti, anche i Paesi emergenti (ieri si sono riuniti i Brics) hanno ribadito la disponibilità a contribuire - secondo alcune fonti la Cina metterebbe sul piatto 100 miliardi (e 50, tra gli altri Paesi, il Giappone) - a patto però che l'Europa abbia fatto nel frattempo la sua parte.
La Germania dal canto suo ha anche in queste ore replicato vigorosamente alle accuse di comportarsi in modo "egoista". Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha sostenuto in un discorso qui a Mexico City che si tratta di un'impressione sbagliata e che il grosso dei salvataggi europei è stato condotto finora con mezzi finanziari messi a disposizione da Berlino più di chiunque altro.
La posizione tedesca è stata ieri oggetto di due interventi per cercare di ammorbidirla. Il presidente messicano, Felipe Calderon, nelle sue vesti di presidente di turno del G-20, ha convocato il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, prima di una colazione al palazzo presidenziale con il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Tim Geithner, il direttore dell'Fmi, Christine Lagarde e il ministro spagnolo Luis Guindos. E lo stesso Geithner, in una conversazione pubblica con i grandi banchieri internazionali dell'Institute of International Finance, ha sollecitato l'Europa su due punti: creare un firewall più sostanzioso, ma anche affrontare il problema della crescita. E, pur senza nominare esplicitamente la Germania, ha sostenuto che «i grandi Paesi dell'Eurozona che sono in condizioni migliori devono diventare una fonte di crescita per compensare le debolezze che ci sono altrove».
Geithner ha dato atto all'Europa di avere, con le misure adottate negli ultimi mesi (e ha citato in particolare le operazioni di rifinanziamento al sistema bancario condotte dalla Banca centrale europea), rimosso «la possibilità di una catastrofe». Ma ha osservato anche che la lezione della soluzione della crisi bancaria negli Stati Uniti è stato l'intervento rapido e aggressivo per la ricapitalizzazione delle banche. Anche l'Europa deve muoversi in questa direzione, ha detto il segretario al Tesoro Usa, pur riconoscendo che si trattava di un messaggio non particolarmente gradito a una platea di banchieri, «per evitare che l'economia resti più debole più a lungo, perché privata di credito». Del resto, lo stesso Iif ha ammesso nei giorni scorsi che il credit crunch è in questo momento un problema particolarmente acuto in Europa. Uno studio dell'associazione delle banche rileva che nel mese di dicembre il credito alle imprese nell'area dell'euro è calato del 10% rispetto all'anno precedente e quello alle famiglie del 25%.
Il G-20 osserverà oggi che la situazione è leggermente migliorata rispetto ad alcuni mesi fa grazie anche all'azione determinata di diversi Governi (compreso quello italiano), ma che l'incertezza sulle prospettive economiche resta molto alta. Ai fattori già evidenti negli ultimi mesi, tra cui ovviamente il più prominente è la crisi europea, si è aggiunto di recente il forte rialzo del prezzo del petrolio, che ha raggiunto livelli record sia in euro sia in sterline. Questo, secondo l'analisi presentata dal Fondo monetario al G-20 e secondo il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, rischia di essere un fattore molto serio di nuova frenata per un'economia che già ora può contare più che altro sul miglioramento della ripresa negli Stati Uniti (Geithner ha previsto ieri che la crescita possa arrivare nel 2012 al 2%) e sui Paesi emergenti, ma che resta molto fragile.
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L'appello delle grandi imprese greche
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