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Questo articolo è stato pubblicato il 27 febbraio 2012 alle ore 08:50.

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Max Blardone è rinato davvero: è suo anche il gigante di Crans Montana. Nella foto l'esultanza dell'atleta azzurro dopo aver tagliato il traguardo (LaPresse)Max Blardone è rinato davvero: è suo anche il gigante di Crans Montana. Nella foto l'esultanza dell'atleta azzurro dopo aver tagliato il traguardo (LaPresse)

La trasformazione è completa: scordiamoci Max Blardone stanco, demotivato, in crisi d'identità. Insomma l'atleta della passata stagione. Perché la musica è cambiata per il trentaduenne piemontese che a Crans Montana ha piazzato il settimo sigillo della carriera in gigante, con 24 podi complessivi. In Svizzera si è visto quel mix tipico di Blardone nelle giornate migliori, l'aggressività senza compromessi in pista e la baraonda con i tifosi al traguardo. Nessuna sbavatura su una neve che non gli piace, molle per il caldo e piena di buche. L'unico capace di attaccare dall'inizio alla fine, scordando i due centesimi che lo separavano dall'austriaco Marcel Hirscher, in testa al termine della prima manche.
Hirscher doveva pensare alla classifica generale, evitando rischi esagerati. Per Blardone c'era solo da guadagnare e così è stato, ancora sul gradino più alto del podio, come in Val Badia a dicembre. Si è innamorato di nuovo dello sci dopo tante amarezze. Bastava guardarlo in piedi sulle transenne gonfiabili, mentre fingeva di scoccare una freccia mimando il gesto con i bastoncini. Il Cupido del gigante. Purché le vittorie siano sue. In Val Badia era iniziata la riscossa, con una dedica alla sua compagna e al figlio che nasce ad aprile. Poi un terzo posto (Adelboden) e un secondo (Bansko); con il successo di Crans Montana fanno quattro risultati eccezionali di fila.

Quasi di sicuro non basterà per puntare alla coppa del gigante, perché mancano due gare e Hirscher sta quasi 200 punti davanti. Però è lecito sentirsi ancora tra i più forti del mondo, guardare al futuro senza sentirsi alla frutta. Blardone ci ha pure scherzato su: è la pista adatta per noi vecchietti, ha sentenziato, ricordando le affermazioni di Didier Cuche e Benny Raich nei superG di venerdì e sabato. Cuche a un passo dal ritiro e Raich tornato al vertice dopo tre anni, e per la prima volta in una gara veloce.
«È emozionante pensare di aver vinto sulla pista dove l'ultima vittoria italiana era quella di Tomba nel ‘98», ha raccontato Blardone. «Adesso non bisogna addormentarsi, ma continuare a lavorare perché lo sci è veramente molto competitivo e già da mercoledì mi rimetterò sotto per preparare le prossime due gare». Così è lui l'azzurro più continuo di questa stagione.

I podi arrivano sempre ma con pochi atleti in grado di sparare cartucce a raffica. Ci ha riprovato Daniela Merighetti, terza nel superG di Bansko dominato da Lindsey Vonn. A gennaio aveva conquistato la sua gara numero uno in Coppa del mondo, battendo tutte nella libera di Cortina. È un paio d'anni più giovane di Blardone, ma sono trenta anche per lei; e sono 31 per Cristian Deville, lo slalomista più in forma della squadra azzurra con Stefano Gross. Sarà la voce dell'esperienza, o la voglia di riscatto, di mostrare a tutti che di mollare proprio non se ne parla. Allora avanti così, sperando che anche l'uomo dei Mondiali (Christof Innerhofer) la smetta di collezionare errori piccoli e grandi, che lo allontanano sempre dal podio.

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