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Questo articolo è stato pubblicato il 27 febbraio 2012 alle ore 06:39.

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Chiara Bussi
Sarà l'Esm, il nuovo fondo salva-Stati, il protagonista sulla scena del prossimo vertice Ue dell'1 e 2 marzo a Bruxelles. Dopo mesi di annunci e retromarce è arrivato il D-Day sul destino del paracadute permanente che entrerà in vigore a luglio. Accanto alla stabilità finanziaria, il copione prevede anche la ricerca di un maggiore equilibrio tra il rigore e la crescita.
Il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha sfoderato nei giorni scorsi un insolito ottimismo su un possibile accordo tra i leader dei Ventisette per rafforzare la dotazione dell'Esm, che raccoglierà l'eredità dell'Efsf con una dotazione finora prevista di 500 miliardi di euro. L'ipotesi più gettonata prevede di combinare il vecchio e il nuovo, aggiungendo i 250 miliardi non ancora utilizzati dall'Efsf per arrivare a 750 miliardi di euro. Una mossa caldeggiata anche da Commissione Ue, Europarlamento e da alcuni Paesi come Italia, Francia e Spagna, per erigere barriere anti-incendio più forti e non farsi trovare impreparati in caso di nuovi salvataggi dopo il caso della Grecia (si veda articolo in basso).
«L'annuncio di una maggiore dotazione – sottolinea l'economista di Royal Bank of Scotland, Silvio Peruzzo – lancerebbe un messaggio politico che i leader dell'Unione sono disponibili a fare uno sforzo congiunto per salvare la moneta unica. Qualsiasi indicazione in questa direzione sarà gradita al mercato. L'aggregazione delle due dotazioni mi sembra anche la più digeribile per i Paesi con la tripla A». Un club sempre più ristretto, che conta oggi Germania, Finlandia, Lussemburgo e Olanda. Se l'Aja sembra essersi convinta, come ha lasciato intendere il premier Jan Kees de Jager in un'intervista a «Le Monde» della settimana scorsa, ancora una volta l'ago della bilancia sarà Berlino, che dallo scorso ottobre continua a opporsi. L'incognita sarà dunque l'atteggiamento di Angela Merkel, già alle prese con il difficile voto di oggi al Bundestag sul pacchetto di aiuti alla Grecia. Un aumento della dotazione dell'Esm renderebbe anche più credibile l'appello che i leader intendono lanciare ai partner del G20, reduci dall'incontro di Città del Messico del week-end, per raggiungere un'intesa anche sull'aumento delle risorse del Fmi al prossimo meeting di Washington ad aprile.
Va detto poi che per certi versi la Germania è già stata accontentata. A margine del vertice di giovedì e venerdì prossimo i capi di Stato e di Governo apporranno la firma definitiva sul nuovo Patto di bilancio ritagliato su misura sulle esigenze tedesche di un maggior rigore tra i partner dell'area. Le stime appena pubblicate dalla Commissione Ue sul 2012 all'insegna della recessione portano però a galla nuove esigenze. «Se la palla del consolidamento passa nel campo delle capitali che dovranno rispettare gli impegni – spiega Peruzzo – il cono di luce si sposta sempre di più sulla necessità di conciliare il rigore con la crescita: ci sono casi, come Spagna e Portogallo, che mostrano come la politica di austerity possa mettere a repentaglio la ripresa».
Secondo la bozza circolata nei giorni scorsi i leader sarebbero dunque intenzionati ad aggiungere alcuni "se" al consolidamento di bilancio, che dovrà essere differenziato a seconda delle condizioni degli Stati membri. A questo si accompagnerà l'impegno ad attuare al più presto riforme per ritrovare la crescita perduta. Un tema particolarmente caro a 12 leader europei (tra cui Mario Monti e David Cameron, mentre sono assenti le firme di Merkel e Sarkozy) come sottolineato nella lettera resa nota la settimana scorsa. L'obiettivo è rafforzare «il condominio europeo» rilanciando il mercato unico e l'occupazione. Un condominio a 27 che nei prossimi anni potrebbe ospitare nuovi inquilini: il summit di inizio marzo dovrebbe infatti concedere alla Serbia lo status di Paese candidato.
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