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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2012 alle ore 08:15.

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Presidente Mario MontiPresidente Mario Monti

ROMA. I vescovi e le scuole cattoliche tirano un sospiro di sollievo. L'auspicato chiarimento sugli effetti dell'Imu per la Chiesa c'è stato. Ed è giunto dalla viva voce del premier Mario Monti che si è presentato ieri a Palazzo Madama per ribadire che l'imposta municipale verrà applicata agli istituti religiosi solo in presenza di finalità «commerciali».

Parole che hanno tranquillizzato la Cei e messo d'accordo maggioranza e opposizione così da assicurare il via libera in commissione alla norma che elimina l'esenzione sugli immobili di enti ecclesiastici, onlus, partiti e sindacati. Vista la solennità del tema e le polemiche delle 48 ore precedenti Monti ha preferito presentarsi di persona in commissione Industria per fornire l'interpretazione autentica dell'Esecutivo. Creando anche un precedente visto che ‐ come ha sottolineato il presidente del Senato, Renato Schifani ‐ è la prima volta che un capo del Governo partecipa a una riunione degli organi parlamentari in sede referente.

Nel suo intervento il presidente del Consiglio è partito dai profili generali, evidenziando come le attività degli enti non profit siano «un valore e una risorsa della società italiana», per arrivare presto al cuore del problema: l'applicabilità dell'imposta alle scuole e agli asili gestiti direttamente o indirettamente dalla Chiesa. E qui il professore ha ricordato come il discrimine sia sempre l'esercizio o meno di attività commerciali.
Per ravvisarlo, ha spiegato il premier, bisognerà concentrarsi su tre parametri. A cominciare dallo svolgimento negli istituti scolastici di un'attività «paritaria» rispetto a quella statale con un servizio «assimilabile a quello pubblico» sul piano dei programmi di studio, del contratto applicato agli insegnanti e dall'accoglimento degli alunni con disabilità. Abbinato, da un lato, alla garanzia che tutti i cittadini abbiano parità di accesso e, dall'altro, a un'organizzazione del bilancio che destini gli eventuali avanzi all'attività scolastica.

Le sue rassicurazioni hanno convinto entrambi gli schieramenti. La commissione ha dato il via libera all'unanimità all'emendamento governativo nella sua formulazione originaria. Quella cioè che cancella l'esenzione Imu sui beni con finalità «non esclusivamente commerciali» di Chiesa ed enti non profit e la limita alle sole parti non commerciali. Un testo su cui, ha rivelato lo stesso Monti, sarebbe già giunto l'ok informale della Commissione Ue che, proprio su questo tema, ha avviato negli anni scorsi una procedura d'infrazione nei confronti del nostro Paese. E a suggello dell'unità di intenti a breve arriverà un ordine del giorno dei relatori Simona Vicari (Pdl) e Filippo Bubbico (Pd) per impegnare l'Esecutivo a «valutare l'esenzione delle scuole paritarie e no profit».
Soddisfatta per le spiegazioni di Monti si è detta anche la Cei. Il segretario della Commissione per l'educazione, la scuola e l'università, monsignor Michele Pennisi, ha chiarito che da parte del mondo cattolico non c'era stata alcuna recriminazione ma solo l'auspicio che il «Governo agisse con saggezza e criteri di giustizia». «Da parte nostra ‐ ha aggiunto il vescovo di Piazza Armerina (Enna) ‐ c'era una richiesta di chiarimento. Ora questo chiarimento c'è stato, quindi siamo soddisfatti».

Di tenore analogo le considerazioni dei politici cattolici. In primis da Pier Ferdinando Casini (Udc) secondo il quale «chi fa un'azione a favore della comunità e delle famiglie è giusto che sia esentato». Ma gli stessi accenti hanno caratterizzato i commenti del pidiellino Maurizio Lupi («Non si tratta di difendere privilegi della Chiesa, ma di affermare il principio, profondamente laico, della libertà di educazione») e del democratico Beppe Fioroni (le parole di Monti «fugano i dubbi che avevamo sollevato»).

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