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Questo articolo è stato pubblicato il 29 febbraio 2012 alle ore 08:21.

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I guai non vengono mai da soli. Quando si va per mare più che mai: se soltanto una manciata di mesi fa Fincantieri puntava sulla partnership con Costa Crociere per risollevarsi da una situazione finanziaria tutt'altro che rosea, adesso lo storico legame con la compagnia di navigazione genovese rischia di diventare l'ennesima fonte di preoccupazione per la controllata Fintecna, già alle prese con un piano di riorganizzazione tutto lacrime e sangue.

L'industria cantieristica di Stato ha in mano una commessa Costa da 555 milioni a fronte di un portafoglio ordini per complessivi 8,3 miliardi. Nello stabilimento di Marghera si lavora infatti a quella che dovrebbe essere la più grande nave da crociera battente bandiera italiana: ben 132.500 tonnellate di stazza, 3.700 letti bassi (un costo per l'armatore quantificabile in 150mila euro a letto) e 1.854 cabine, così da trasportare fino a 4.928 ospiti. Decima nave in dieci anni commissionata da Costa a Fincantieri. Scaramanzia a parte, questa enorme imbarcazione ancora sprovvista di nome è un'evoluzione 'innovativa' - secondo lo stesso comunicato aziendale - della classe 'Concordia'. Anche la nave affondata all'isola del Giglio era del resto figlia dei cantieri di Stato.

La consegna del nuovo mezzo è prevista per l'ottobre del 2014 e, a seguire, secondo indiscrezioni dovrebbero partire i lavori per un'altra nave di analoghe caratteristiche già opzionata dalla controllata dell'americana Carnival. Condizionale d'obbligo: il pagamento delle commesse navali avviene solo per una percentuale che oscilla tra il 15 e 20 dell'importo totale al momento della stipula dell'ordine, mentre il saldo viene versato a consegna avvenuta. In casa Fincantieri si fanno gli scongiuri, tanto più che l'ad Giuseppe Bono nelle scorse settimane ha dichiarato che 'un impatto per il settore, dopo quanto accaduto al Giglio, sicuramente ci sarà ma nessuno è ancora in grado di quantificarlo'. Costa fino a questo momento non ha fatto riferimento alla possibilità di cancellare o modificare investimenti in atto, compreso quello che interessa Fincantieri.

Ma qualsiasi dietrofront, in questo senso, rappresenterebbe una bella rogna per la controllata Fintecna che appena la settimana scorsa ha raggiunto con grande fatica un accordo con i sindacati per 330 esuberi nello stabilimento di Sestri Ponente. Un'intesa che 'fa ben sperare', ha detto ieri il ministro per lo Sviluppo economico Corrado Passera, così come fa ben sperare l'utile netto 2011 da oltre 10 milioni, dopo due esercizi in rosso. Chi non sa sperare è bene che non navighi.

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