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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2012 alle ore 15:16.

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La vicenda giudiziaria che vede detenuti e indagati per omicidio i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, imbarcati con altri quattro uomini del Reggimento San Marco sulla petroliera Enrica Lexie, non sembra destinata a risolversi in breve tempo. Più rapida, ma non priva di rischi, potrebbe essere invece la procedura per consentire alla petroliera di lasciare il porto di Kochi dopo il pagamento dei risarcimenti chiesti dalle famiglie dei due pescatori uccisi e dal proprietario del peschereccio colpito, a quanto sembra, da una ventina di proiettili di fucile d'assalto.

Secondo quanto riportato dal Times of India l'Alta Corte dello stato indiano del Kerala aveva chiesto all'armatore della petroliera italiana Enrica Lexie e alle famiglie dei due pescatori indiani rimasti uccisi lo scorso 15 febbraio di trovare un accordo extragiudiziale sul risarcimento da versare alle famiglie delle vittime. La stessa Corte ha ordinato all'armatore della petroliera la società napoletana Fratelli D'Amato, di versare una cauzione di 30 milioni di rupie (454 mila euro) a garanzia delle cause di risarcimento intentate dai familiari dei due pescatori uccisi e un milione di rupie (15.150 euro) per i danni subiti dal peschereccio il cui proprietario ne ha chiesti però 38 mila. In assenza di un accordo tra le parti sarà un processo a stabilire l'entità dei risarcimenti ma senza il versamento della cauzione la Enrica Lexie non verrà autorizzata a lasciare l'ancoraggio di fonte al porto di Kochi dove peraltro è costretta a restare anche in seguito alle disposizioni degli inquirenti che indagano sui due marò.

Un eventuale accordo circa il pagamento degli indennizzi agli indiani rischia di trasformarsi in un boomerang per la posizione già molto difficile dei due militari. Pagare indennizzi potrebbe fornire un'arma in più all'accusa poiché potrebbe venire interpretata come un'implicita ammissione del coinvolgimento della petroliera italiana nella vicenda che ha portato alla morte dei due pescatori. Coinvolgimento sempre negato dall'Italia poiché la morte dei due pescatori è avvenuta a molte ore e molte miglia di distanza dal tentativo di avvicinamento di pirati alla Enrica Lexie. Quindi a che titolo l'armatore pagherebbe indennizzi per danni e vittime provocati da altri ?

Iniziative tese a consentire alla petroliera di riprendere il mare potrebbero nuocere ai due marò che, in base all'accordo stipulato tra la Difesa e Confitarma, non hanno nessuna dipendenza gerarchica dal comandante del mercantile sul quale sono imbarcati ma rendono conto al comando dei Nuclei Marittimi di Protezione a Gibuti e della Marina. «Tra Italia e India rimane una differenza di opinioni che non è stata risolta» ha dichiarato il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, oggi in visita a Nuova Delhi con una folta delegazione che comprende molte aziende italiane tra le quali Fincantieri, Finmeccanica, Techint, Todini Costruzioni e Ferrero. «Noi riteniamo che la giurisdizione italiana sia innegabile, perché l'incidente è avvenuto in alto mare. Il Governo indiano ritiene invece che prevalga la giurisdizione del suo Paese, in considerazione della nazionalità delle due vittime"». Terzi, che nel pomeriggio è andato a visitare i due fucilieri a Kochi, non nasconde che la soluzione potrebbe non essere dietro l'angolo. «Speriamo in una conclusione rapida, ma non ci facciamo illusioni considerate le difficoltà».

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