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Questo articolo è stato pubblicato il 29 febbraio 2012 alle ore 06:39.

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Un ufficiale di Marina ogni giorno si presenta in divisa, rigorosamente in divisa, alla guest house. È un modo per mostrare la bandiera: gli indiani devono sapere che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò del San Marco, non sono soli e, anche se in cattività, restano sempre dei soldati italiani.

Per rafforzare il concetto ieri anche il ministro degli Esteri Giulio Terzi si è presentato alla casa dove le autorità del Kerala tengono da giorni i due militari. Una visita di una decina di minuti alla fine della quale Latorre e Girone sono usciti sul patio a salutare Terzi come se quella fosse la loro casa e non la prigione. Il capo della diplomazia italiana ha raccontato di averli trovati «in ottimo spirito, con grande coraggio e con ottimismo che questa situazione sia risolta rapidamente». «Siamo italiani e ci comportiamo da italiani», hanno detto al ministro. La visita in India di Terzi era in programma da mesi e doveva avere obiettivi economici. Gli eventi ne hanno cambiato alcune priorità, senza alla fine stravolgerne il senso.

La questione è se valesse la pena di "spendere" l'autorevolezza di un ministro degli Esteri e farlo arrivare fino a Kochi nell'estremo Sud dell'India, senza che alla fine portasse a casa i due militari. I quali invece restano nella guest house, alternativa temporanea alla minaccia di una prigione vera. Ieri la Corte suprema del Kerala ha rinviato a giovedì una decisione importantissima: se Latorre e Girone debbano essere giudicati in base alle leggi italiane o indiane. Anche le analisi balistiche sui proiettili che hanno ucciso i due marinai sono ferme. Causa sciopero: da decenni in Kerala non si vedevano le sigle sindacali così unite su una questione salariale.

Serviva, dunque, la visita di un ministro quando a Kochi già c'è da giorni il suo vice Staffan de Mistura? È Terzi che risponde: «Non vedo alcuna sovrapposizione fra noi. La mia presenza in India era prevista da mesi per affrontare moltissime questioni, tutte di segno positivo nei rapporti bilaterali. Questo è il senso del mio essere qui». Un tempo c'erano diversi modi per dirimere fra le nazioni questioni come questa: dalle cannoniere al gelo diplomatico. Terzi ne ha scelta un'altra. «Non ci facciamo illusioni sulle difficoltà» di liberare i due marò, ammette. Ma per sottolineare la convinzione d'innocenza e la buona volontà da parte italiana, il ministro è venuto a parlare con gli indiani come se la questione dei marò non li dividesse e parlare con i marò come se non ci fosse altro di cui discutere con gli indiani. «Vogliamo rafforzare il partenariato strategico e i rapporti economici che si stanno sviluppando moltissimo», dice. E allo stesso tempo «la vicenda di Massimo Latorre e Salvatore Girone è sicuramente la più alta preoccupazione che ho di fronte a me» nei colloqui con gli indiani.

È diplomazia. E a volte è utile. È stato nei colloqui bilaterali di Terzi col ministro degli Esteri Somanahalli Krishna che le parti hanno trovato un compromesso nell'attesa di decisioni legali che portino a una soluzione: italiani e indiani sono d'accordo di non essere d'accordo. Fra le tante inaspettate qualità dell'Italia elencate da Krishna, c'è anche la disciplina fiscale del Governo Monti. Ma sullo «sfortunato incidente» non cambia idea: spetta agli indiani risolverlo. «C'è una differenza di opinioni sulla giurisdizione», risponde Terzi. La questione «non è stata risolta ma si discute in un clima di collaborazione».
Tocca a Staffan de Mistura tenere caldo quel clima e al tempo stesso non transigere sulle posizioni italiane e sul trattamento dei nostri soldati. Occorre tempo per chiarire i passi legali, sciogliere le tensioni patriottiche, stabilire i risarcimenti economici alle famiglie delle vittime. La guest house è ancora circondata 24 ore al giorno da giornalisti e tv locali.

Avendo dato fondo a tutte le fonti possibili e a volte inventato qualcosa, gli indiani hanno intervistato i colleghi italiani. C'è più curiosità che tensione. Un aiuto discreto avrebbe potuto venire dalle chiese cattoliche latina e siro-malabarese: i cristiani sono il 20% della popolazione del Kerala, anche i due pescatori uccisi lo erano. Ma l'arcivescovo George Alencherry, diventato dieci giorni fa il primo cardinale siro-malabarese in Vaticano, è intervenuto prematuramente vanificando la mediazione della chiesa.
In serata anche il Quirinale ha diffuso una nota sulla vicenda in cui si legge che il «cordialissimo saluto appoggio e sostegno del presidente della Repubblica» è stato rappresentato dal ministro degli Esteri ai due militari italiani incontrati a Kochi insieme all'«auspicio del capo dello Stato, a nome dell'intero Paese, di una rapida e adeguata soluzione nel rispetto della giurisdizione che regola gli accadimenti in acque internazionali».

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