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Questo articolo è stato pubblicato il 01 marzo 2012 alle ore 15:24.

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Abi, dimissioni dei vertici per protesta contro il maxiemendamento. Passera, sintomo di disagioAbi, dimissioni dei vertici per protesta contro il maxiemendamento. Passera, sintomo di disagio

Il comitato di presidenza dell'Abi ha deciso di rimettere il mandato nelle mani del comitato esecutivo per protestare contro la norma del decreto liberalizzazioni che cancella le commissioni sugli affidamenti. «Le banche - ha affermato il presidente dell'Associazione bancaria, Giuseppe Mussari, in occasione della conferenza stampa convocata d'urgenza questo pomeriggio a Palazzo Alteri - non sono il nemico di imprese e famiglie» e «non accetteremo più un atteggiamento così avverso all'industria bancaria. È il momento di dire basta - ha continuato Mussari - vogliamo essere trattati per quello che valiamo». È la «goccia che ha fatto traboccare il vaso».

La banche: no alle commissioni se non si rispetta la trasparenza
L'Abi chiede di tornare al disegno originario: eliminazione delle commissioni solo per le banche che non rispettano la trasparenza. Sulla stessa linea Confindustria: la disposizione inserita nel Dl liberalizzazioni che sancisce la nullità di tutte le commissioni bancarie, spiega l'associazione datoriale in una nota, inciderebbe sul livello dei tassi d'interesse, determinandone un aumento generalizzato proprio in una fase in cui hanno raggiunto soglie difficilmente sostenibili per le imprese. Sarebbe quindi opportuno, conclude Confindustria, correggere la disposizione, riferendola ai soli istituti di credito che non si adeguano alle norme sulla trasparenza. Di parere diverso invece Confcommercio e Confartigianato: «La disposizione relativa all'eliminazione delle commissioni per la disponibilità dei fondi concessi ai clienti da parte delle banche - spiegano in serata attraverso una nota congiunta - viene indubbiamente incontro alle esigenze delle imprese colpite da una lunga e pesante recessione. L'intervento - secondo Confcommercio e Confartigianato - è indubbiamente utile per diminuire il peso delle condizioni accessorie che gravano sui finanziamenti bancari, anche se rimane intatta la necessità di favorire l'accesso al credito delle Pmi che resta un fattor critico di questa difficile fase economica». E il Governo? Nessun commento da palazzo Chigi sulla querelle. Ma la linea, si apprende, è quella secondo la quale devono essere le forze politiche a trovare una soluzione. Il governo, in base alle indiscrezioni raccolte, è aperto a ogni soluzione e auspica un ampio confronto su questo tema, ma ritiene che non tocchi all'esecutivo esprimersi, su una questione che deve essere affrontata in Parlamento proprio perchè sono stati i partiti a aver introdotto questa norma. Sulla questione è intervenuto il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera: le dimissioni del presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, ha affermato, sono «il sintomo del grande disagio del settore bancario che è vicino all'economia del paese». «Non lo so. È Monti che deve decidere» ha poi aggiunto il ministro, a chi gli chiedeva se fosse possibile una modifica della norma sulle commissioni. Se il Parlamento vorrà cambiare la norma sulle banche - ha affermato il sottosegretario della presidenza del consiglio, Antonio Catricalà, a margine del voto di fiducia sul decreto liberalizzazioni - l'esecutivo non si metterà «di traverso». Catricalà ha poi ricordato che esiste già un emendamento parlamentare al decreto legge sulle semplificazioni all'esame della Camera sull'eventuale cambiamento della norma sulla nullità delle clausole che prevedono commissioni per le linee di credito concesse dalle banche.

La stretta sulle commissioni
La norma in questione (l'articolo 27 bis del maxiemendamento) prevede che «sono nulle tutte le clausole comunque denominate che prevedano commissioni a favore delle banche a fronte della concessione di linee di credito, della loro messa a disposizione, del loro mantenimento in essere, del loro utilizzo anche nel caso di sconfinamenti in assenza di affidamento ovvero oltre il limite del fido».

Mussari: la norma è una sanzione contro le banche
Mussari ha ricordato che la nuova norma approvata nel maxi emendamento al Dl liberalizzazioni «è una sanzione per le banche. Avevamo bisogno di dare un segnale chiaro - ha poi spiegato - e dovevamo farlo con l'unico gesto che potevamo fare, mettere a disposizione il nostro mandato».

A rischio la salvaguardia per oltre 300mila bancari
«Saremmo costretti a rivedere tutte le politiche creditizie» ha avvertito Mussari. È a rischio anche la salvaguardia degli oltre 300mila bancari: «Se si continuasse a incidere sui ricavi bancari, anziché sulla trasparenza, anche questa salvaguardia dell'occupazione verrebbe messa in discussione». Secondo Confindustria, invece, se la disposizione venisse approvata nell'attuale formulazione, si introdurrebbe un meccanismo di definizione del prezzo dei finanziamenti non trasparente, che finirebbe per penalizzare le imprese con aumenti degli spread non collegati al merito creditizio, oppure, qualora non fosse possibile agire sulla leva del tasso, con una riduzione dell'offerta di finanziamenti.

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