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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2012 alle ore 18:00.

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L'Italrugby e l'élite europea. Siamo ancora indietro, e a ricordarcelo, ancor più che una Nazionale che ha poca dimestichezza con le vittorie, ci sono le Coppe europee: nell'edizione in corso solo il Benetton Treviso ha trovato il modo di fare bella figura (almeno in casa), mentre le altre squadre - gli Aironi in Heineken Cup e quattro team del campionato italiano in Amlin Challenge Cup - hanno mostrato la loro inadeguatezza.

Eppure il rugby europeo, anche a livello di club, conta sull'Italia. Anche perché il nostro Paese, dopo Francia e Inghilterra, costituisce un mercato potenziale decisamente più grande di quelli di Galles, Irlanda e Scozia. Questo è sicuramente uno dei motivi per cui due club italiani sono stati ammessi al campionato "celtico", che ora si chiama Pro12, e questo è il motivo dell'interesse dimostrato dalla Erc. La European Rugby Cup Ltd è una sorta di Uefa del rugby, nel senso che organizza la Heineken e la Amlin Challenge Cup. A Dublino, nello scorso settimana, ha promosso un incontro con la stampa italiana e ha dato un annuncio importante: manca l'ufficialità, ma sembra ormai sicuro che la finale della Heineken Cup 2015 si giocherà in Italia. Parliamo della Champions League ovale, e di una finale che centra regolarmente il tutto esaurito in tutti i grandi stadi del rugby europeo. Una prova di fiducia verso l'Italia, e già si pensa alla possibilità di giocare a San Siro, in concomitanza con l'Expo.

La Erc ha centrato un giro d'affari record nella stagione 2010/2011: oltre 50 milioni di euro. Ci sono sponsor principali che coprono vari settori: birra (Heineken), assicurazioni (Amlin), energia (Edf), corrieri (FedEx), cosmetici per uomo (Dove Men+Care). Sky, France Tv, Canal Plus figurano tra le emittenti che si sono aggiudicate i diritti tv, Adidas è il fornitore ufficiale. Il numero complessivo dei partner dei servizi commerciali e dei media arriva a 40. L'ad della European Rugby Cup, Derek McGrath, ha accolto i giornalisti italiani nella sede di Dublino, affiancato da Orazio Arancio, uno dei due consiglieri italiani nell'ambito della Erc (l'altro è Fabrizio Gaetaniello). Verso l'Italia sono stati ribaditi considerazione e interesse, ma si è anche capito che, a breve, qualcosa dovrà cambiare quanto alla partecipazione nella Amlin Challenge Cup (che equivale alla Europa League del calcio). «Stiamo lavorando per considerare gli interessi delle varie nazioni - ha detto McGrath - e il numero delle partecipanti italiane potrebbe ridursi da quattro a due».

Una conseguenza quasi inevitabile: dopo che i giocatori migliori già "formati" sono emigrati nei due poli degli Aironi e del Benetton, il rendimento internazionale dei team del campionato italiano è ulteriormente sceso. E a questo si affianca la volontà della Erc di aprire ad altri Paesi: «In Challenge sono rappresentate anche Spagna e Romania - ha detto McGrath - ma noi stiamo pensando alla Russia, alla Georgia e al Portogallo. E non escludiamo neppure una terza competizione». Potrebbe rinascere il vecchio "European Shield", dunque. E intanto McGrath e Arancio accennano alla prospettiva di due selezioni italiane al posto dei club dell'Eccellenza. All'insegna della qualità.

A proposito di qualità, uno squarcio su quella che potrebbe essere l'Italia (bella) di Jacques Brunel, si è concentrato Dublino in uno spazio di tempo maledettamente breve: 10 minuti in cui i nostri sembravano quasi l'Irlanda, e viceversa, con tentativi ripetuti e ben costruiti di andare a segno e con la meta di Sergio Parisse contro una difesa ridotta allo stremo. Per ora gli azzurri del rugby sono questi, con il limite non certo trascurabile di secondi tempi che vanno dall'insufficiente al pessimo. E con i cliché che anche la stampa straniera propone fin dai titoli.

Via libera al bagaglio cinematografico di chi deve sintetizzare un articolo in poche parole. E se alla vigilia andava alla grande, come sempre, lo stra-abusato "The italian job" (ovvero "Un colpo all'italiana", film del 1963 con Michael Caine, di cui è stato fatto un remake 40 anni dopo), dopo la partita gli irlandesi, pensando a quel finale tutto in discesa, si godevano "La dolce vita". L'Italia è questa, appunto, e speriamo che stia attraversando un guado. Sulla via del ritorno, tratta Dublino-Parigi, Franck Mesnel - architetto e stilista dei giorni nostri, grande apertura della Francia anni 80 e 90 - ci incoraggiava a non perdere la fiducia. «La vostra squadra ha fatto un buon primo tempo, convincente. Il secondo…», e qui una smorfia diceva più di qualsiasi parola.

Continuiamo a cercare. Un gioco, e degli uomini per farlo. Brunel si sta impegnando sui due fronti. Certo, quanto alle materie prime messe a disposizione dello chef (copyright di Vittorio Munari), non possiamo che rimanere incantati di fronte alla straordinaria e costante produzione delle vallate gallesi. I rossi - che tra otto giorni ospiteranno l'Italia - hanno vinto in rimonta sul campo dell'Inghilterra resistendo 10 minuti con l'uomo in meno e poi segnando una meta con S. Williams.

Ma come, il celebratissimo trequarti ala Shane Williams non si era appena ritirato dalle scene internazionali? Certo, ma questo è Scott, centro di 21 anni, entrato a partita in corso al posto di un altro campione, Jamie Roberts. Sul 12 pari ha pensato bene di strappare la palla di mano al gigante inglese Courtney Lawes e poi, partendo dalla linea di metà campo, di calciare a seguire, sfuggire in velocità a tutti i costernati avversari, recuperare il pallone al volo con una presa sopra la testa e segnare la meta della vittoria.

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