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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2012 alle ore 08:16.

La retromarcia era dovuta. Quella frase buttata in pasto ai giornalisti, giovedì a Bruxelles, sulla presunta debolezza di Angelino Alfano a candidarsi alla premiership per la mancanza di «un quid», di una «storia», ha attraversato il Pdl come uno tsunami. Silvio Berlusconi, appena rientrato a Milano, corregge il tiro.

«Sono molto dispiaciuto – scrive il Cavaliere che nel frattempo si era già lungamente trattenuto al telefono con un Alfano molto amareggiato – perché le mie presunte dichiarazioni sul segretario del Pdl non rispondono assolutamente al mio sentire». Una smentita che prende il sopravvento anche sull'altra "correzione" divulgata ieri dall'ex premier, che frena sulla grosse Koalition definendo una «forzatura» l'interpretazione datane dai giornali.
La nota di Berlusconi arriva a metà mattinata. L'ex premier conclude ribadendo che quando con le primarie si deciderà il candidato premier lui voterà comunque per il segretario. Da quel momento il silenzio imbarazzato del Pdl si interrompe e sulle agenzie di stampa arriva un diluvio di dichiarazioni a sostegno del Alfano. Da La Russa a Quagliariello, da Frattini a Scajola, da Gasparri a Cicchitto, da Fitto alla Meloni, da Napoli alla Carfagna è un proliferare di attestati di «stima» e «fiducia» nei confronti di Angelino.

In realtà, Berlusconi ha rivelato in pubblico quel che va dicendo da tempo in numerosi colloqui privati, ovvero che Alfano non può essere il candidato su cui «realisticamente» puntare per le politiche del 2013, non perché non lo stimi o non lo ritenga capace, ma perché in una fase come questa gli italiani secondo Berlusconi vogliono qualcuno che dia loro «certezze», qualcuno appunto con un «quid» con «una storia», come Monti o come «è stato per me nel '94». Nessuna scelta è stata fatta. Ma il dubbio è già di per sé indicativo. Il Cavaliere non ha alcuna intenzione di andare in pensione. Lo conferma la sua scelta di partecipare in prima persona al vertice del Ppe a Bruxelles.

E sarà sempre lui, e non Alfano, ad andare a Porta a porta la prossima settimana (il 21 sarà il turno del leader del Pd Bersani). Ma il messaggio più eloquente è il video del nuovo inno che da ieri campeggia sul sito del Pdl e che è ancora totalmente incentrato su Silvio, lasciando ad Alfano solo poche battute finali. Non è solo smania di rimanere sulla scena, ma anche la consapevolezza che se si dovesse fare da parte il Pdl imploderebbe. Berlusconi si muove per ora un po' "random", spargendo ipotesi, manifestando disponibilità e ritrattando il giorno dopo.
Lo ha capito da tempo Casini che, a proposito dell'apertura del Cavaliere sulla continuazione anche dopo il 2013 dell'attuale maggioranza, preferisce non esporsi: «Non me la sento di addentrarmi su questo terreno con chi un giorno dice una cosa, un giorno un'altra».

Il leader dell'Udc continua a muoversi in autonomia («vado avanti per la mia strada») consapevole che i giochi veri cominceranno dopo l'estate, dopo il verdetto delle amministrative di maggio che, per quanto l'ex premier voglia minimizzarne l'impatto, saranno lo spartiacque tra i partiti così come li conosciamo e le aggregazioni che verranno. Anche per questo Casini non infierisce sul Pd, sul dramma di Pier Luigi Bersani, stritolato tra chi sta lavorando per un Monti bis e chi invece ritiene da archiviare definitivamente le larghe intese. «Chiedergli adesso di fare un patto per dopo le elezioni credo sia assurdo», ha concesso il leader dell'Udc al segretario democratico.
Il Cavaliere però non perde tempo. La rivelazione del Foglio sul nuovo partito, nonostante la smentita, resta saldamente in piedi. Almeno così raccontano diversi autorevoli esponenti del Pdl. Ed è proprio questo atteggiamento ondivago di Berlusconi che mette parecchia ansia nel Pdl. Le aperture sulla grande coalizione hanno messo in allarme gli ex An, che non escludono in questo caso scelte drastiche, «la separazione». «Magari! i posti in questo momento non abbondano di certo...», replica ironico un "forzaitaliota" della prima ora.

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