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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2012 alle ore 20:31.

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Lo chiamano Giardino del Diavolo o Deserto dei Deserti, ma anche la Repubblica delle Donne. Prima dei profughi Saharawi che lo hanno 'scelto' come rifugio da cui continuare la lotta contro il Marocco per tornare nella propria terra, (il Sahara Nord Occidentale), nessun essere umano era riuscito a dominarlo: ché si tratta di dominare un terra brulla battuta da un sole che, da maggio a settembre raggiunge anche i 55° e rende impossibile la vita all'aperto dalle 11 alle 17.

E' qui, nel Deserto dei Deserti che Rossella Urru lavorava prima di essere rapita nella notte tra il 22 e 23 ottobre. Mai prima di allora i campi profughi Saharawi erano stati teatri di violenze dirette contro i cooperatori internazionali, mai prima di allora Al Qaeda era penetrata superando i check point che fanno dei campi un'isola con proprie leggi e proprio governo, all'interno del territorio algerino.

I 300mila profughi Saharawi che vivono tra Smara, Dakhla, El Ayoun e Ausèrd, resistono solo grazie agli aiuti internazionali. Non esiste terreno coltivabile e, a parte le capre che garantiscono il latte, non è possibile allevare nessun animale. La corrente elettrica è presente solo in alcuni campi: a Rabuni, la capitale politico amministrativa, dove si trovava Rossela Urru, era garantita solo per alcune ore al giorno. Allo stesso modo l'acqua corrente si trova solo in due dei quattro campi ed è caratterizzata da una percentuale altissima di minerali che riducono i denti degli abitanti a piccole perle marroni.

La guerra tra i Saharawi e il Marocco, iniziata nel 1976 con la 'marcia verde' dell'esercito marocchino che di fatto scacciò i colonizzatori spagnoli, si è conclusa con una tregua nel 1991: tregua accettata dai Saharawi alla condizione che venisse fatto un referendum sull'annessione del Sahara Nord Occidentale al Marocco. Referendum che a tuttoggi non è stato fatto. Conseguenza diretta del conflitto fu la disapora di migliaia di Saharawi: all'inizio praticamente solo donne, anziani e bambini. Da ciò si capisce come nei campi profughi il ruolo delle donne sia ancora adesso centrale: sia sotto il profilo politico che sotto quello sociale. Caso praticamente unico al mondo, ancor più eccezionale si si considera che la popolazione è di fede mussulmana, le donne saharawi rappresentano il 34 per cento dei membri del Parlamento, l'86 per cento del totale dei lavoratori impiegati nella sanità, l'89 per cento di quelli del mondo dell'istruzione, nonché il 45 per cento dei delegati saharawi all'interno del Parlamento africano. Non solo: all'interno del governo saharawi le donne sono responsabili di tre ministeri, mentre altre due fanno parte dell'organigramma del Fronte Polisario (il fronte di lotta per la liberazione).
Rossella Urru lavorava qui: in quella che i Saharawi stessi chiamano 'la Repubblica delle donne'.

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