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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2012 alle ore 08:13.

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Chiamatelo «effetto molla», se volete. Oppure «elastico». Fatto sta che il rally che Piazza Affari sta vivendo in queste settimane (ieri il Ftse Mib è salito ai massimi da fine ottobre, con un rimbalzo del 12% da inizio anno) non è altro che la semplice reazione alla compressione subìta nei mesi dello scoppio della crisi italiana del debito. Dal 9 novembre, giorno in cui lo spread del rendimento dei BTp a 10 anni raggiunse il picco record di 575 punti, il rimbalzo è stato notevole. I titoli del comparto bancario - veri trascinatori del Ftse Mib - hanno guadagnato il 18,6%, i titoli industriali il 21%, gli automobilistici il 17,6%. Un riscatto che, come noto, segue una fase di fortissima depressione: tra luglio e novembre, mentre i BTp erano bersagliati da vendite colossali che ne deprimevano i prezzi, la crisi di sfiducia si è allargata a macchia d'olio alle azioni italiane. Banche, industriali, energetici: in quei mesi nulla veniva risparmiato dalla furia della speculazione ribassista. Il calo accumulato dal Ftse Mib tra luglio e il 23 settembre, giorno in cui Milano atterrò al minimo di 13.664 punti, è stato del 32%.
Da allora molte cose sono cambiate. Il nuovo Governo italiano ha attuato parte delle riforme attese dai mercati; la Grecia ha beneficiato del varo del secondo pacchetto di aiuti; l'Europa ha avviato una politica di consolidamento fiscale. E, ciò che più conta, la Bce ha distribuito alle banche europee oltre mille miliardi in due tranche grazie alle aste a 3 anni. Un mix di fattori che ha avuto un duplice risultato: il riscatto dei bond di Stato (i cui rendimenti oramai sono scesi sotto a quelli spagnoli) e, di riflesso, il coincidente ribilanciamento delle quotazioni azionarie. «A goderne sono stati in particolare i titoli italiani del credito, dalle banche alle assicurazioni - spiega Roberto Brasca, vicepresidente di Acomea sgr -, i cui portafogli sono ricchi di titoli di Stato». Banco Popolare è così schizzato del 67% dal 9 novembre, Bpm del 53%, Mps del 51%, Ubi del 45%. Sprint mai visti.
E però quasi in un effetto a cascata, l'ottimismo è tornato anche sui titoli industriali. Se prima il mercato aveva iniziato a scontare il collasso del sistema–Italia, oggi ha dovuto ricredersi. E correre ai ripari. «Oggi gli investitori internazionali stanno ricostruendo in fretta le loro posizioni sul nostro mercato», spiega un broker. Complice la diffusione di dati macroeconomici migliori delle attese (soprattutto degli Stati Uniti e in Cina), i grandi fondi di investimento si sono diretti «sui gruppi italiani con una maggiore vocazione all'export», aggiunge Marco Nascimbene, gestore del fondo azionario italiano Fondersel Pmi. Ecco come si spiega il boom di Luxottica (+30% dal 9 novembre), Prysmian (+29,6%), Pirelli (+22%) o Brembo (+22%). O di multinazionali tascabili come Interpump (+32%) o Amplifon (+11%).
luca.davi@ilsole24ore.com
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