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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2012 alle ore 06:37.

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Si profila un super-Albo delle professioni tecniche, nel quale convogliare i circa 100mila iscritti dei geometri, i 46mila dei periti industriali e i 17mila dei periti agrari. Un nuovo organismo capace, dunque, di 163mila adesioni, ma più snello e meno costoso degli attuali collegi, perché ci sarà un solo consiglio nazionale e anche sul territorio tutto si ridurrà di un terzo, così che delle circa 300 attuali sedi locali, ne resteranno in piedi solo cento.
Ma c'è un altro obiettivo: fare da calamita per il bacino dei laureati triennali in materie tecniche, che ora trasmigrano in massa verso l'Ordine degli ingegneri, che ne conta almeno 5mila. L'appeal del titolo di "ingegnere iunior" al momento è infatti più forte di quello di geometra o perito laureato. Poter catalizzare i laureati triennali significa poi scommettere su quella che per le professioni tecniche, svolte fino a qualche anno fa da diplomati, sarà la formazione del futuro.
Il super-Albo che si profila risponde pienamente a questi obiettivi. Anche perché il nuovo titolo di cui gli iscritti potranno fregiarsi potrebbe essere quello di "ingegneri tecnici". «È una delle ipotesi – spiega Giuseppe Jogna, presidente dei periti industriali – ma non abbiamo ancora deciso. Così come ancora non c'è nulla di definito sull'accorpamento dei tre Albi. L'unica certezza è che ci lavoriamo da tempo, ma ancora dobbiamo mettere a punto i dettagli e sentire gli iscritti. Quella che ci si prospetta è però un'occasione unica, che abbiamo caldeggiato»
Il riferimento di Jogna è alla disposizione inserita nel decreto legge sulle liberalizzazioni, approvato giovedì scorso dal Senato e ora all'esame della Camera. La nuova norma ha allargato il campo d'azione della riforma degli ordinamenti professionali prevista dalla manovra di Ferragosto, inserendovi anche la fusione, su base volontaria, di «professioni che svolgono attività similari». Novità che dovrà essere tradotta in pratica entro il 12 agosto, data entro la quale andrà confezionato il Dpr (al quale si sta già lavorando) che ridisegna gli ordinamenti delle professioni regolamentate. I tempi sono, dunque, stretti.
Questo, però, non spaventa i diretti interessati. «Ce la faremo, perché sono anni che chiediamo di semplificare i nostri apparati accorpandoci», afferma Andrea Bottaro, presidente dei periti agrari. E Fausto Savoldi, presidente dei geometri, aggiunge: «Abbiamo pensato a un Albo unico suddiviso in tre aree: civile, industriale e agraria. Ai laureati triennali dovrebbe essere lasciata la scelta se iscriversi alla sezione B dell'Albo degli ingegneri (quella riservata a chi ha conseguito la laurea breve, ndr) o transitare nel nuovo Albo». Nel quale non ci saranno sezioni e anzi i triennali potrebbero beneficiare di un trattamento di favore, «perché – sottolinea Jogna – mentre i tecnici diplomati potranno scegliere di operare in uno solo degli ambiti di specializzazione in cui saranno suddivise le tre aree (civile, industriale e agraria), i triennali potranno spaziare in più ambiti, perché la loro formazione gli assegna maggiori competenze».
Geometri e periti non sono, però, gli unici che vorrebbero approfittare della corsia accelerata prevista dal decreto liberalizzazioni. Anche gli agrotecnici ci stanno ragionando. Secondo Roberto Orlandi, presidente della categoria «si potrebbe fare un solo Albo con i periti agrari e gli agronomi, così da razionalizzare il comparto. Anche se al momento il dialogo che avevamo avviato, seppure su altre tematiche, si è raffreddato».
Anche gli ingegneri si dicono possibilisti. «La norma è senz'altro positiva e per quanto ci riguarda – precisa il presidente Armando Zambrano – si potrebbe pensare a un accorpamento con architetti e periti. Ma al momento è solo un'ipotesi remota, perché non ne abbiamo mai parlato».
I chimici aprono, invece, agli agronomi e ai tecnologi alimentari. «Potrebbe essere un raggruppamento tecnico razionale – spiega Armando Zingales, ai vertici della categoria – ma è solo un'eventualità. E non è detto che occorra fondersi. Invece, è da tempo che chiediamo al ministero della Giustizia di accogliere nel nostro Ordine i fisici e abbiamo anche deliberato in questo senso».
Gian Vito Graziano, presidente dei geologi, vede un'alleanza con ingegneri e agronomi. «Ma solo in termini di maggiore collaborazione – sottolinea – visto che le professioni sono contigue. Non penso certo a una fusione».
Gli agronomi preferiscono stare da soli. «Possiamo pensare di aggregarci con altre professioni, ma non fonderci», afferma il presidente Andrea Sisti. Che aggiunge: «Pensata in questo modo, senza programmazione, la possibilità di accorpamenti sembra una sorta di condono, che mette insieme diplomati e laureati». Ancora più categorici gli altri presidenti: dai biologi, agli psicologi, dai notai agli avvocati, dai consulenti del lavoro agli architetti, il problema della fusione neanche si pone.
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